Cronaca della conviviale n. 23 del 20 febbraio 2006

 

Tema: Progetto carceri: un esempio di concretezza rotariana

Relatore: Ing. Andrea Schiatti

 

Cari amici ,

“molti di voi si saranno chiesti il perché di una disposizione dei tavoli diversa dal solito e a dire il vero non proprio ortodossa (il lato corto del tavolo della presidenza essendo parallelo al lato corto della sala) – così esordisce il Nostro, visivamente entusiasta di una partecipazione bulgara alla serata – ma non spaventatevi,  con la prossima occasione torneremo all’antico. Questa sera però non potevamo fare altrimenti, perché il numero dei graditi ospiti ed illustri visitatori è decisamente superiore alla media!” 

Fanno da corona  infatti all’illustre coppia  presidenziale, fra gli altri, il relatore della serata, rotariano di lungo corso,  accompagnato dalla sorella Adriana Schiatti, l’amico ammiraglio Paolo Pagnottella accompagnato dalla moglie Laura, il generale dell’Aeronautica Nello Barale e la moglie Gabriella  e il presidente del nostro Rotaract Paolo Menafoglio.

A loro Gianpiero rivolge i suoi cordiali saluti, unitamente agli altri ospiti e ai coniugi presenti. 

Paolo Pagnottella  è quel simpatico signore che ci ha così amabilmente intrattenuto l’anno scorso nella prima vera conviviale del nuovo anno rotariano. Correva l’11 di luglio 2005, giorno ed epoca prefestiva e prevacanziera. Gianpiero ce l’aveva annunciata con una battuta:  “Abitualmente – affermò infatti – si riserva il vino migliore per la fine del pranzo, noi invece abbiamo deciso di servirlo per primo!” E così  fu. Pagnottella lo portò fra noi Luigi Luce e ci intrattenne su un tema che era tutto un programma:  La Marina: una forza nuova, con un cuore antico, per il nuovo secolo.

Un tema tecnico, apparentemente fuori moda, di certo non attuale. E invece l’ammiraglio lo rese affascinante collegando passato, presente e futuro, non solo di una forza armata, ma di una mentalità, un ideale, un modo di vivere. 

Ma Paolo Pagnottella lo ricordiamo anche (sarebbe ingiusto dire soprattutto) quale magnifico anfitrione in occasione della nostra gita autunnale, a Venezia, il 15 e 16 ottobre. E’ stato praticamente sempre accanto a noi, a colazione al Circolo Sottoufficiali, a cena al Circolo Ufficiali, all’Arsenale, a Messa, al Morosini. Discreto, gentile, mai invadente, entusiasta della sua professione (stavamo per scrivere missione), comunicativo come pochi.  

“Per questo, per la sua simpatia, per le sue doti e la sua personalità – esclama Gianpiero – il club ha deciso di chiedergli la sua disponibilità ad entrare al Giardini quale socio onorario.  A dire il vero Pagnottella è già socio onorario di un Rotary Club ed esattamente quello di Venezia. Ohibò, il club lagunare è ben più illustre del nostro, fondato nel 1925,  vanta ben sei past governors del Distretto 2060 negli ultimi cinquant’anni,  ma noi siamo fiduciosi, speriamo anzi siamo convinti che l’avremo spesso fra noi”. E così dicendo appunta al neosocio il distintivo e gli dona i testi sacri del club,  comprese le copie del CON CHI, “leggendo le quali – conclude il presidente – avrai modo di conoscerci meglio”. 

Seguono le comunicazioni di rito, sul programma delle prossime conviviali, prima fra tutti la prossima del 27 febbraio con  la relazione del Colonnello Giuliacci; sull’anniversario del Rotary giovedi 23 (è il primo dopo il centenario);  la Giornata della Professionalità a Varese il giorno dopo, appuntamento fondamentale dell’anno rotariano e sua tappa ormai classica;  la conviviale del 6 marzo con Ennio Macchi e quella successiva in interclub al Mozart con il Milano Sud Ovest;  l’incontro del 15 marzo a Milano sul “Progetto per i nuovi cittadini” organizzato dalla Commissione Distrettuale per l’Azione Interesse Pubblico e, infine,  il Forum Distrettuale del 18 marzo. 

Andrea Schiatti, il relatore della serata, e sì, perché anche quest’oggi non possono mancare  tema e relatore di turno (ma che turno!),  è un ingegnere simpatico, estroverso, appassionato,  attualmente presidente o direttore generale di diverse associazioni e consorzi industriali italiane, nonché delegato italiano presso alcuni comitati e federazioni europee ed enti internazionali. “Schiatti però è soprattutto, se così si può dire, – esclama   Gianpiero – un magnifico rotariano. Socio del Milano Ovest, vi ha attivato diversi progetti, specie quale responsabile dell’Azione di Pubblico Interesse. E’ anche Consigliere del CIRAH, una delle più prestigiose associazioni partner del Rotary e purtroppo poco conosciuta e fors’anche riconosciuta, nonché  dell’AERA, l’associazione europea  per l’ambiente del Rotary. Attualmente è Presidente della Commissione Distrettuale Progetto Carceri”. 

Ci attendevamo una relazione ‘tecnica’ sulle carceri italiane, argomento d’attualità ma sicuramente per certi versi ‘sconcertante’.  Ma ci eravamo sbagliati. Certo, l’amico Schiatti ci racconta delle carceri anche dal punto di vista ‘tecnico’. Ma solo di striscio, perché il taglio della sua chiacchierata è anche e soprattutto sociologico, psicologico, umano e… rotariano. Eh sì, perché è nella sua veste di presidente della relativa commissione distrettuale che ci intrattiene su un argomento scomodo, che però ci tocca da vicino come membri di un’associazione di service. “E attenzione – esclama provocatoriamente Schiatti proprio all’inizio della sua relazione – che il Rotary è come un teatro, dove però non ci sono spettatori, ma solo attori! I rotariani non devono essere solo degli spettatori, devono agire!”. 

Aiutandosi prima con un filmino sulla realtà del carcere di Opera, quindi con una serie di immagini di altre carceri lombarde,  il relatore ne prende lo spunto per  raccontare delle iniziative, scopi, strumenti, della commissione distrettuale di cui è responsabile: aiutare i dirigenti delle carceri (e il 50%  di quelle lombarde sono donne, bravissime!) a realizzare quell’obiettivo della rieducazione dei detenuti al fine del loro reinserimento nella società che è anche un preciso dettato della nostra Costituzione. Rieducazione vuol dire soprattutto lavoro, ma non quello legato all’amministrazione carceraria, bensì quello vero , che consente al carcerato di rimanere autenticamente occupato,  imparando un mestiere che gli risulterà utile e prezioso una volta uscito dal carcere. Tanti gli esempi istruttivi portati da Schiatti. 

Che conclude invitando gli amici rotariani ad essere appunto attori, attivi, per esempio, anche in iniziative e progetti come questo. Al termine, e siamo incredibilmente nei tempi,  intervengono Mazzoni e Bellingeri.

 

Attilio Bradamante

 

PS  Spesso ho concluso il mio settimanale racconto con la classica frase  “… e anche questo è Rotary”. Ma questa volta mi correggerei, con un concreto:  “Questo, questo è Rotary!”.  AB