Cronaca della conviviale n. 15 del 5 dicembre 2005

Interclub con RC Milano Cà Granda e Milano Sud Ovest

 

Tema: : La democrazia come esperimento a partire da Alexis de Tocqueville

Relatore: Prof. Giulio Giorello

 

Dopo i saluti formulati dai Presidenti dei tre Club, Gianpiero Sironi, Gianni Rizzoni e Germano Walter Masenello, il nostro  presidente introduce l’ospite sottolineando, nel bicentenario della nascita di Tocqueville, esponente illuminato del pensiero liberale europeo e dell’interazione tra cultura e scienza, che anche il prof. Giorello è un esempio della “reductio ad unum” tra cultura umanistica e scientifica. Il Prof. Giorello è infatti anche curatore della collana “Scienza e Idee” (Cortina ed.).

I temi affrontati nell’ appassionata relazione sono stati: l’esposizione del pensiero politico di Tocqueville nel suo saggio “La Democrazia in America” pubblicato nel 1835, la comparazione delle esperienze di democrazia confederale americane ed europee e l’analisi delle cause di successo e fallimento.

Da ricordare le origini aristocratiche di Alexis Charles Henry Maurice Cleren de Tocqueville, la cui famiglia abitava in un castello a Cherbourg. Studi di giurisprudenza in un collegio per nobili a Metz ed uno zio avvocato difensore di Luigi XVI. Dopo gli studi molti viaggi, il primo in Sicilia, prova generale di quello in America, fatto in compagnia di un altro nobile francese,  Gustave De Beaumont. Dopo aver visitato New York, Boston, Philadelphia, Washington, gli stati del sud del Mississippi ed il Canada, in Tocqueville sboccia l’entusiasmo per il sistema politico americano che nonostante stridenti differenze tra stati è riuscito a coniugare liberalismo e democrazia.

Si evidenzia come in America l’esperimento democratico è riuscito a realizzarsi ad un duplice livello, tra cittadino e stato (esaltando il valore positivo dell’individualismo) e stato e confederazione. Le radici della convivenza tra federalismo e il potere confederativo (“e pluribus unum”) sono da riscontrare nella primigenia parità di condizione (uguaglianza) dei coloni arrivati dall’Europa nel ‘600, nell’enorme territorio dove la democrazia rappresentativa è l’unica soluzione, nella potenziale assenza di nemici esterni, nella scarsa concorrenza sui mercati vicini, dove esiste la libertà di associazione ed i partiti politici non mettono in discussione il sistema.

La specificità americana risiede quindi nel fatto che la democrazia scaturita dall’eguaglianza originaria degli immigrati risiede sia nella società civile che nella politica, mentre in Francia è presente soltanto nella società civile; la politica è assoggettata all’aristocrazia. 

Anche le esperienze confederative (Olandesi e Lussemburghesi) del resto dell’ Europa non hanno avuto il successo americano, fattori disgreganti le differenze di credo tra calvinisti e cattolici. Anche nella Confederazione Elvetica esistono ancora cantoni a caratteristiche feudali e cantoni evoluti (quelli calvinisti ritenuti progressisti).

Il tema centrale del pensiero politico di Tocqueville diventa quindi quello della sovranità (la “reductio ad unum” rappresenta per Tocqueville l’essenza della sovranità) e di quanta parte di sovranità ciascuno stato è disposto a cedere nella federazione. Ma anche nelle grandi federazioni la sovranità è in pericolo, e in America Tocqueville identifica il pericolo interno di destabilizzazione nella schiavitù nera, problema ancora oggi irrisolto.

L’analisi del Prof. Giorello scivola poi sul diritto di opporsi al totalitarismo degli stati sovrani e dei metastati generati dalle federazioni, anche con discutibili forme di ribellione contro quella che Tocqueville definisce “la tirannide della maggioranza”.

Coerente con il proprio pensiero, Tocqueville aderisce al partito di ispirazione socialista “sinistra dinastica” e viene anche arrestato con l’accusa di colpo di stato.

Grande esempio di comprensione degli eventi socio-politici ed economici del suo tempo, Tocqueville previde con lucidità l’ineluttabilità della transizione dall’aristocrazia alla democrazia ed i mali stessi delle democrazie moderne.

Da “ la tirannide in nome del popolo”: …per me quando sento la mano del potere appesantirsi sulla mia fronte, poco m’importa di sapere chi mi opprime, e non sono maggiormente disposto ad infilare la testa sotto il giogo solo perché un milione di braccia me lo porge.

 

Dario Caldiroli