Cronaca della conviviale n. 25 del 27 febbraio 2007

 

Tema: “Milano: i personaggi: Ricordo di Don Luigi Giussani”

Relatore: Prof.ssa Eugenia Scabini e Mons. Luigi Negri

 

 Due anni fa, il  22 febbraio 2005, veniva chiamato alla Casa del Padre Don Luigi Giussani, il Gius per le migliaia di suoi figli distribuiti nei cinque continenti. Le esequie furono celebrate in Duomo, una cattedrale immensa eppure dalla capienza inadeguata a contenere, oltre al nutrito gruppo di  suoi seguaci, anche i rappresentanti della comunità ecclesiale ambrosiana, del governo centrale e di quello locale, dell’amministrazione pubblica, delle associazioni le più disparate presenti sul territorio, e gente comune, per dare l’ultimo saluto a chi così efficacemente e con amore aveva saputo rivolgersi alla gioventù in anni così turbolenti , come lo furono gli anni ’60, in Italia, a Milano e nel mondo. 

Puntuale come in altre occasioni nella sua ormai ultraventennale storia, il Giardini ha pensato di rendergli omaggio, chiamando a raccontarci del loro incontro con Lui, due personaggi che l’hanno conosciuto da vicino, due suoi allievi del  Liceo Berchet, negli anni in cui Don Giussani vi teneva le sue lezioni di religione: la Professoressa Eugenia Scabini e Monsignor Luigi Negri. 

Prima di presentarli tocca però al Presidente intrattenerci per qualche minuto con le comunicazioni e le chiacchierate di rito. Sui programmi  nostri prossimi venturi, seguendo un canovaccio ormai consolidato (non sembra, ma mancano solo quattro mesi al termine dell’anno rotariano, n.d.r.), Milano: La storia, Milano: Le donne, Milano: Le comunità straniere, compresi i “caminetti familiari” di sabato prossimo 10 marzo e con i saluti ai presenti, oltre ai soci, convenuti in massa non ostante la conviviale si svolga in un giorno della settimana diverso da quello canonico, ai visitatori rotariani (3 più loro 3 ospiti), agli ospiti del club (4), agli ospiti di soci (13) e agli innumerevoli coniugi (18). 

“Vi ringrazio per essere accorsi ed intervenuti così numerosi – riprende Paolo a pasto ultimato – perché l’argomento che tratteremo questa sera è del tutto speciale: gli amici che ho chiamato a trattarlo sono infatti miei vecchi compagni di scuola, del Liceo Berchet, dove negli anni ’60 abbiamo avuto la fortuna e l’onore di incontrare Don Giussani, un sacerdote, un uomo che per certi versi ha cambiato la mia vita e per altri l’ha formata. Eugenia Scabini era in classe con me, nella Sezione A, e siccome era la più brava di tutti la chiamavamo Genia ,  Don Luigi invece era nella Sezione E. Luigi è stato uno di quei giovani che sono entrati in seminario dopo la maturità e la laurea,  diventando sacerdoti dopo i trent’anni,  vivendo quindi l’esperienza della vocazione in età già adulta”. 

“Dei due relatori sono stati riportati i curricula nell’ultimo bollettino – ricorda Favole – prima di ceder loro la parola, tuttavia, vorrei solo ricordare che Eugenia  è Preside della Facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica dall’anno accademico 1999/2000 e dallo stesso anno è Professore Ordinario di Psicologia Sociale della Famiglia presso la stessa Università. Direttore del Centro Studi e Ricerche  sulla Famiglia nonché della Scuola di Dottorato in Psicologia, sempre in Cattolica, è fra l’altro autrice di circa 200 pubblicazioni  e di una ventina di libri”.

 

“Don Luigi invece – conclude il Nostro – dopo l’ordinazione ha  prima insegnato religione nelle scuole medie superiori, come il suo Maestro, e successivamente, sempre come Don Giussani, Esposizione della Dottrina e della Morale Cattolica nonché Introduzione alla Teologia e Storia della Filosofia presso la stessa Università Cattolica di Milano. Con Don Giussani ha fondato il movimento di Gioventù Studentesca prima (fine anni ’50, primi anni ‘60) e di Comunione e Liberazione (anni ’70) dopo. Ordinato vescovo dal Cardinale Arcivescovo di   Milano Dionigi Tettamanzi il 7 maggio dello scorso anno, il successivo 22  maggio ha fatto il suo ingresso nella Diocesi di Pennabilli (San Marino e Montefeltro). E’ autore di circa trenta volumi e quaranta saggi. Darò la parola prima a lui, perché al termine della sua esposizione se ne tornerà in auto a Pennabilli, ad oltre quattro ore da qui!” 

Don Luigi è sempre lo stesso (chi scrive lo ricorda insegnante in Cattolica e sul pulpito di San Pietro in Gessate negli anni’70, n.d.r.), con qualche velo di neve nei capelli, ma  grinta e passione non si sono affievolite nel tempo. ”Innamorato di Cristo”, la sua esposizione  ha poco o nulla di ecclesiale, la sua non è una predica né tanto meno un predicozzo, è piuttosto un messaggio indirizzato a tutti i presenti, qualunque siano le loro convinzioni, a testimonianza di un uomo, di un movimento e di un’epoca che, piaccia o meno, hanno segnato la storia del nostro paese. 

“Sono qui su invito dell’amico Paolo, ci conosciamo da quando avevamo  14 anni! per fare memoria di un grande uomo. Il mio primo incontro con il Gius risale al 1957,  al Liceo Berchet – ricorda Don Luigi –  in una Milano ancora o già da bere , eppure pervasa da una tradizione religiosa e laica assieme tutta sua, con nel sangue la religione della famiglia, del lavoro e della solidarietà. Ecco, il Gius  capì che bisognava intraprendere un cammino perché questa tradizione e questa eredità non andassero perse”. 

“E’ così – continua il neo Monsignore – che l’insegnamento di Don Giussani rivolto ai giovani partiva prima di tutto dall’esortazione a curare la propria umanità, ad essere uomini ancor prima che cristiani, a riuscire a dare un senso alla propria vita, a dare libero sfogo alla ragione, all’uso della ragione per ‘capire’. E al termine dell’indagine razionale per ‘capire’ che Cristo è la risposta agli interrogativi postisi. Di qui il concetto di un ‘cristianesimo umano’, che è poi il segreto del successo del messaggio di Don Giussani ai giovani”. 

“Questa è la mia testimonianza – conclude Don Luigi –  di certo né per fare propaganda al Gius, che non ne ha bisogno, né tanto meno alla Chiesa Cattolica, che altrettanto e  maggiormente non ne ha bisogno, bensì semplicemente per fare memoria di un uomo e di un’epoca che abbiamo avuto la fortuna, il primo,  di incontrare e la seconda di vivere quale esperienza unica ed irripetibile”. 

Diversa ma altrettanto preziosa si rivela poi la testimonianza di Eugenia Scabini. Succosa per gli aneddoti raccontati, squarci di vita milanese del tempo, ricordi degli anni del liceo, degli amici di quegli anni, preziosa per i riferimenti a Don Giussani, un insegnante di religione come non si era mai visto prima. “Per la prima volta ci innamorammo di questa materia, grazie a quell’uomo di certo non bello, con una voce roca a volte da far paura – racconta  la professoressa – che  ci introdusse al concetto di ragionevolezza della fede mai sospettato prima, che ci insegnò a ricercare il senso della vita , ricerca che era tipica del tempo,  a dieci anni dalla fine della guerra, segnato, anche se per poco ancora,  dall’esistenzialismo e che letteralmente ci aprì la mente”. 

“Don Giussani – conclude Eugenia Scabini – ci rese consci della misteriosità e allo stesso tempo della drammaticità della vita. Ma per il cristiano, e questo è uno dei punti cardine del suo insegnamento, il dramma  non diventa mai disperazione. La speranza infatti lo accompagna costantemente  nel corso della  vita ed è insita nel messaggio di Cristo rivolto agli uomini”. 

Al termine intervengono Paolo, che aggiunge altri dati e racconta altri aneddoti dell’esperienza al Berchet, ed inoltre: Nicola D’Amico, Giani e Danieli, questi ultimi nell’occasione graditi ospiti della serata. 

Attilio Bradamante