Cronaca della conviviale n. 3 del 17 luglio 2006
Tema: “Milano: i nuovi parchi” Relatore: Professoressa Flora Vallone
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Tutto cominciò molto tempo prima. Iddio decise un giorno di creare la Terra. Gli venne fuori una palla di fuoco. Ci soffiò sopra e la spense, almeno in superficie, dove distese una moquette tutta verde dovunque poté (la Natura gli aveva già preso la mano). Poi creò gli uomini e questi cominciarono a rovinargli la moquette. Al che Dio si arrabbiò e disse: “Adesso arrangiatevi”. E per fortuna nacquero gli Architetti del Paesaggio. Ringraziando Iddio. E nacque anche Flora Vallone, che, mi consentano, è il Bello che parla del Bello. Ed emette speranze. Speranze di verde, per riscattare la moquette del Buon Dio, perchè “là dove c'era l'erba ora c'è una città/E quella casa in mezzo al verde ormai dove sarà”. Parto dalla fine, quando, a conferenza chiusa, il nostro Lebano, il napoletano che più milanese non si può, si alza ed esclama: “Non avrei mai immaginato che Milano avesse tanti parchi”. “Basta andarci, basta viverci, basta rispettarli, basta aiutare gli enti pubblici a farli crescere”, aveva detto poco prima l’architetto Vallone, che personalmente ne sta curando alcuni, come si curano dei figli, chi un po’ malaticcio, chi ancora da partorire, chi da abbellire. Flora Vallone, docente di Pianificazione ambientale all’Università di Genova, Vice Presidente nazionale dell’AIAPP, l’associazione degli Architetti del Paesaggio e consigliere dell’Associazione Nazionale per l’Ingegneria Naturalistica (vedi anche Bollettino n. 2), autrice di testi importanti, aiutata da splendide diapositive elettroniche e nonostante un microfono della serie meglio perderlo che trovarlo, ci porta alla scoperta di una Milano da vivere, una rassegna di parchi vecchi e nuovi e da venire, di verde nato sopra il cemento o tra il cemento, su aree conquistate ed altre recuperate, su aree da contropartita ai grattacieli e “medicate”. Ci fa sognare un Viale Majno con un parco lineare come la Promenade Platée a Parigi, e ci ricorda che la nostra Piazza Tommaseo (e lo conferma un testimone che ci vive, il nostro past President Sironi nel question time) non ha niente da invidiare a Barcellona dopo che sotto la coperta nuova è stato costruito il letto per centinaia di automobili. Ci stupisce con la cifra dei ben 320 mila metri quadrati (ci pensate? Fate conto di uno spazio per 320 mila palazzoni “che non ci saranno”) del Parco Maserati. “Là dove c’era l’Alfa, c’era Om e Maserati/ presto vedremo solo verde, alberi e prati”, potrebbe cantare Celentano. E vai, architetto, stupiscici: Parco delle Cave (l’acqua che si fa erba), Boscoincittà (primo caso di forestazione urbana), Parco Certosa (signor immobiliarista, prego, ci lasci lavorare), Parco Nord (che ne pensate di un bell’aeroportino nel verde e una spuntatina al Seveso?), Parco delle Basiliche (peccato, ma necessarie, quelle recinzioni: Dio creò anche gli screanzati, purtroppo), Parco Sempione (una bella luminaria lo farà come nuovo e la telesorveglianza potrebbe risparmiargli l’umiliazione della recinzione, chissà...), Parco Schleiber (che con legittimo orgoglio la nostra Flora considera creatura sua e per il quale ha inventato una fontana e un torrente “asciutto”), Parco di Villa Litta, con la sua bella “recinzione trasparente”, Parco Solari, un ex scalo ferroviario che cambia volto di continuo. E il Parco Pallavicino (scampato alla edificazione di un quartiere di villette unifamiliari), il Parco Alessandrini (irrigato da due pozzi a prima falda), e il Portello affidato alle forme sinuose di Charles Jencks di Londra, e Santa Giulia in progress (progetto di Norman Foster per il più piano di rigenerazione urbana di Milano e d’Europa: 1 milione e 200 mila mq sull’area dismessa Montedison-Redaelli, con un grande parco disegnato dai paesaggisti olandesi West 8 e una chiesa disegnata da Zumthor). E si finisce con il programma integrato di intervento dei Giardini di Porta Nuova e con il Parco Fiera di Milano. Ma c’è anche un programma per il futuro. Il Parco dell’ex Sieroterapico, il Forlanini, il progetto per “ripensare” l’Idroscalo (“A proposito, qualcuno ne sa qualcosa?”, si chiede Flora Vallone). Mentre voi vi barcamenate tra il cemento, Flora lavora... con la flora. La serata la chiude Maurizio Cadeo l’attentissimo Assessore all’Arredo Urbano e Parchi e Giardini (che dice di essere al verde in tutti i sensi, perchè chiede soldi e sponsor). E il presidente Paolo Favole (emozionantissimo, ed è comprensibile – e noi gli siamo vicini nonostante qualche intempestiva battuta - quando allude al mancato viaggio in Libano, dove tanti suoi – e ora anche nostri - amici vivono nel pericolo e nella sofferenza) porge un arrivederci agli altri ospiti: Franco Tofoni della Lombardia Infrastrutture, a Mr. Al Kenney e Mrs Lauren, ospiti di Luce, all’avvocato Federico Bock di RC. Ca’ Granda, alla Signora Maria Chiara Zerbi di RC Saronno, al dr. Sartorio del RC Duomo, ospite di Scialdone.
Nicola D'Amico |