La gita a Cremona

 

3 aprile 2006

Ha da poco cantato il Gallo Silvestre di Leopardiana memoria, ma gli irriducibili Gitanti del Milano Giardini sono già tutti (o quasi) allineati e coperti all’interno dell’ Omnibus che ci condurrà alla città del Turòon, Turàs, Tutas.  Ovviamente le prime posizioni sono tutte occupate dai melomani, saccentemente orchestrati dal Maestro Gambel, che occupa il posto d’onore. Giunto l’ultimo “piè veloce” (lo scrivente con la propria Sultana), il ns. Duce impone la partenza. Per sua grazia e cultura degli astanti, Luigi traccia , quindi, le “summa” della storia cittadina, che annovera origine barbara in quanto locata nella Cispadania, sopra quella linea del Po’ che rende il sottoscritto Terùn, ma orgoglioso rivendicatore del siculo “Turruni” che Federico II° (lo “Stupor Mundi”) portò a Cremona (e che ivi divento Turòon) quando vi soggiornò dopo aver mazzolato e smazzolato la Lega Lombarda, preso e fracassato il Carroccio, tuttora orgoglio dei Cravatte e Fazzoletti Verdi dell’odierna Tripadania.

La storia cittadina è affascinante e tribolata. Agli albori e fino a quando non fu conquistata dai Romani nel II° sec. A.C., il “castrum”, i cui abitanti avevano la faccia dipinta di blu (segno d’indomita barbara belligeranza), ottenne da Vespasiano il “plenum ius” diventando “municipium". Con il che, i “cives” si lavarono definitivamente il viso assurgendo a comunità di cittadini con tutti i diritti e i doveri dei Romani. Nei tempi successivi passarono poi sotto il bastone bizantino, longobardo e carolingio. Con quest’ultimo iniziò lo splendore grazie al commercio del sale, che arrivava via corso fluviale dalle brume adriatiche della città di S. Marco. Poiché poi i Cremonaschi erano un po’ irrequieti, tra una scaramuccia all’altra, accrebbero il loro  splendore nei secoli successivi anche grazie ai successi che la città ebbe vincendo pressoché ogni battaglia, variando da fedele alleata di Matilde di Canossa contro l’impero, a suddita dell’imperatore Enrico IV, ad alleata del Barbarossa per combattere Milano e distruggere Crema, ad essere componente della Lega Lombarda per vincere poi a Pontida contro il Barbarossa, per riallearsi infine con l’impero e schierarsi ancora con Federico II (nipote dell’Hohenzollern) per distruggere Milano ed il Carroccio. Non sazi, ne distrussero poi un altro, quello di Parma, con il Pallavicino, lasciando in mutande  gli occupanti, i cui pantaloni furono esposti nel Duomo della città per molti secoli. In questo periodo (siamo nel XIII – XIV secolo) la città si avviò al massimo splendore, superando di certo Milano (ripetutamente distrutta) con la costruzione dei grandi edifici cittadini, il Duomo ed il Torrazzo, il più alto campanile d’Europa orgoglioso dei suoi 111 m. e più d’altezza. Nell’intorno del 1400 la città passò sotto la signoria dei Visconti e legò praticamente le sue sorti a quelle di Milano fino all’unità d’Italia.

Imbevuti di cultura storica, per il ns. sollazzo adesso passiamo alle delizie dei timpani: Eddy ci diffonde alcune soavi melodie canore con l’ugola di “The Voice” e poi di quella meno raffinata di Celentano (che nessuno ascolta). E così, ridendo e cantando (si fa per dire) giungiamo alle porte di Cremona, nel cui parcheggio ci aspetta la Cicerone predispostaci dal Presidente. Si tratta di una guida molto professionale, acculturata ed esperta, che ci guida alla visita dei monumenti cittadini per ns. delizia.

Ex libris, il primo incontro è con il Duomo, che con il Torrazzo, il Palazzo Comunale e la Loggia dei Militi, poste  nel punto più alto della città, domina la piazza del centro medioevale. Qui il Farinacci, ras del  Fascismo, creò il suo piccolo regno, distruggendo anche il quartiere medievale per  chiudere la parte destra della piazza (spalle al Duomo) con un palazzo di tipico stile dell’epoca e dal cui balcone imitava il Duce affascinando i giovani, i grezzi, gli umili ( per le sue umili origini : era ferroviere nella prima gioventù), il suo pigliko aggressivo, la sua baldanza moschettiera, la sua eloquenza imperfetta (fu sbeffeggiatodalle satira come “l’Antigrammatico”, avendo ai ns. giorni un incallito seguace in Di Pietro, ex poliziotto-magistrato di Montenero di Bisaccia, sotterrato dopo le recenti elezioni nazionali con l’epitaffato “sic transiit gloria mundi!”). Fucilato a Vimercate dai Partigiani, la sua tomba fu trasferita successivamente a Cremone e su di essa tragicamente si suicidò il nipote due anni orsono.

La Chiesa, edificata agli inizi del XII secolo e dedicata a S. Maria Assunta, è un vasto tempio romanico continuamente riadattato con elementi gotici, rinascimentali e barocchi. Incedendo in essa uniti e compatti, restiamo con il fiato mozzo e preda di un improvviso mal di testa: la vastità degli spazi, la profusione degli ori, l’iconografia ed i cicli pittorici, la quantità di altari, statue, stucchi fanno a gara per mostrare l’opulenza del luogo  e delle gerarchie e famiglie che hanno donato a profusione per l’eccellenza della cattedrale nei secoli. All'interno conserva notevoli capolavori di pittura e scultura, tra cui "Arca dei martiri persiani", avello dei SS. Mario e Marta e dei loro figli, originari della Persia. I cicli pittorici sono notevoli e coprono pressoché tutte le navate. Quelli risalenti al ‘400 parlano delle storie dl Vecchio Testamento, mentre la  più rilevante stagione artistica si inaugura nel ‘500: noti pittori dell’epoca e locali  si sono impegnati nei vari cicli pittorici dell’abside e delle pareti della navata centrale, quali Boccaccio Boccaccino, Gianfranco Bembo, Girolamo Romanino ed il Pordenone. Di Bernardino Gatti è la monumentale pala dell’Assunta sopra l’altare maggiore.

L’addottrinata Cicerone ci indica le opere più interessanti a volo d’uccello, per mantenere i rigidi tempi dati dal Presidente. Vale però soffermarsi su due particolarità, che rendono tipico e misterioso il Tempio: le statue e le varie colonne degli altari che l’adornano e la Cappella della Maddalena. Le une sembrano, ma non sono di marmo, bensì di gesso lisciato con polvere di marmo in quanto a causa della lontananza delle cave dalla città, l’uso del marmo fu ”per eccezione” e le maestranze furono costrette ad “invertarsi il similmarmo”. Il misterioso è dato dalla Cappella della Maddalena, ove si ripropone la più incredibile rappresentazione dell'Ultima Cena, addirittura ancora più forte dello stesso affresco di Leonardo da Vinci in Milano. Abbiamo, infatti, un quadro in cui Giovanni è indubbiamente una donna con un volto assolutamente femminile, i cui lineamenti sono dolci e riproducono le sembianze femminee di una donna anche particolarmente bella. Tale volto è ripetuto in tutti i momenti salienti della vita di Maria Maddalena rappresentata negli altri riquadri della Cappella.

“Tempus fugit” e di carriera occorre andare ad occupare gli scanni della Sala Consiliare del Palazzo Comunale ove assisteremo alla performance di un professore di violino che si esibirà per noi con uno Stradivari da 6 Milioni di Euro. Se non c’è tempo neanche per grattarsi, figurarsi se ne resta per i volgari bisogni corporali! La ripida scalinata d’accesso alla sala non ci aiuta certo a sopportare lo stimolo del bisogno pressante.

Nella sala si ricompattano le file rotariane, capitanate da Eddy che, doverosamente, occupa il primo posto del primo banco. La breve performance dell’esperto violinista si basa su tre composizioni di autori che il sottoscritto non è in grado di ricordare. L’incallito e poco uso timpano di Terrone, inoltre, non mi permette d’apprezzare, come si dovrebbe, i suoni prodotti da 6 milioni di Euro. Per tal motivo e maggiori dettagli, quindi, occorre far riferimento al Prof. Gambel ed alla sua vasta esperienza e cultura sul campo.

Terminata l’audizione tra scroscianti applausi, per rigorosi gruppi di dieci si passa alla visita della Sala dei Violini. Il valore degli strumenti esposti assomma a oltre 20 milioni di Euro ed una sceriffa di notevole stazza (da 120 kg. in su) ivi fa da cerbero protettore e guardiano dei beni. Troviamo 11 famosi e preziosi strumenti ad arco dei maggiori maestri dell’epoca classica, in particolare opere di Amati, Stradivari, Guarneri del Gesù e per mantenerne l’efficienza vengono programmate le audizioni con l’impiego a giro di questi straordinari strumenti. Nelle vetrine troviamo il meglio della scuola liuteria cremonese. Dagli Amati con il “Carlo V di Spagna” dei primi del '500 (raro superstite dell'orchestra dell'Imperatore, con sul retro lo stemma) ed il “Carlo IX di Francia” (forse glielo suonavano mentre perpetrava la Strage di S. Bartolomeo a Parigi), ai Guarneri e Stradivari. Eddy, quindi, ci notifica per chiarezza che Paganini (anche Abbado) suonava un Amati e non uno Stradivari come erroneamente noto ai più del volgo.

Poiché a questo punto, sempre ridendo e scherzando (si fa per dire) ed a parte i problemi di minzione, la fame ci attanaglia, con rapido andare ritorniamo all’Omnibus e con questo al sospirato luogo di ristoro dell’epa (e dell’altro).

Mai luogo fu scelto con maggiore maestria e sagacia. Si tratta di un tipico ristorante fuori Cremona ed il cui aspetto rustico fra presagire il meglio della tipica cucina locale. Prima d’entrare, sul piazzale qualcuno nota l’insegna “Sex Shop and Entertainment” di un locale limitrofo, certamente fatto serrare ed oscurare per l’occasione dal ns. oculato e puntiglioso Presidente. All’interno del ristorante, quindi, attorno a lunghi tavoli si accomodano con comodo le affamate truppe. Luigi ci anticipa il ricco menù ed inizia la “danza dell’epa”: spumante per i brindisi di prammatica, antipasto di salumi locali, due primi con i rinomati tortelli di zucca (dolce), carrello di bolliti con mostarde varie, formaggi ad iosa, torta alla crema con stemma rotariano in crosta di variopinto zucchero, amari vari, caffè. Al tavolo del sottoscritto, mentre personalmente si procede con cautela terronica all’impiego delle mostarde, con particolare sospetto nei confronti della crema di rafano, il buon Roberto Bosia ne fa un uso industriale spalmando abbondantemente bollito e crostini. Al termine, mentre esausti ed ancora assisi al desco sedimentiamo il cibo, emettendo (ritengo) fiamme simili all’eruzione del mio Mongibello, Roberto presenta a Luigi il ns. presente a ricordo dell’ottima gita predispostaci con il certo decisivo concorso della sua stupenda Signora: un piatto d’argento, che farà aureola  alla coppia presidenziale.

Siamo più di quaranta, siamo non più giovani, ma certo forti perché sopravvissuti alla grande abbuffata.  Allora, prima di ritornare al patrio lido non possiamo concludere l’evento se non che con un osanna al Presidente:

Presidente che sei bello,

tutto stemma e tutto argento,

che hai saziato i commensali

tutti ai tavoli assiedati,

con bollito e torroncini……

che bellezza è il Giardini!

Aldo Nicolosi

 

Ringraziamenti

Cari Amici,

è stato un vero piacere trascorrere la giornata di sabato con Voi, apprezzare il patrimonio artistico, la musica di alto livello suonata con uno strumento d’eccezione della città di Cremona e gustare le sue specialità gastronomiche.

Vi ringraziamo del calore e dell’amicizia che ci avete dimostrato e del bellissimo e raffinato oggetto che avete voluto donarci e che è già in mostra sul tavolo della sala da pranzo.

Rinnoviamo un grazie sincero a tutti i partecipanti e a Luisella per  la preziosa collaborazione.

                                                          

                                                                                              Luigi e Lucilla Colombo