Una giornata a Venaria reale

12 maggio 2012

 

“Quod est trinum est perfectum et malandrinum”: ipse dixit!

Sollecitato da Colei a cui nulla si può negare (la nostra magica Luisella), il sottoscritto è chiamato a fare il report della gita venariana, alla quale il ns. Kaiser Sandro ci ha condotto.

Avendo già logorroicamente parlato di essa e dei suoi contenuti nell’antecedente serata rotariana ed intrattenuto gli assetati di cultura soci ancora sull’argomento nel tragitto per la Reggia, non più potendo emulare il Paganini (che non si ripeteva due volte), è leggiadro e garbato vezzo non procedere ad una terza prolusione sul noto argomento.

Anche se “repetita iuvant”, è invero gustoso riportare alcuni episodi che hanno animato la gita. “Bazzecole, quisquilie, pinzillacchere”, direbbe il Principe De Curtis (più noto come Totò), ma che hanno tenuto desta al momento della partenza la comitiva, svegliatasi per tempo al cantar del gallo silvestre. All’appello del Kaiser tutti rispondono, ma un chiamato tace.

E’ lui, Franco Leone l’assente! L’iperattiva Luisella subito arma il cellulare e compone il numero. Una voce risponde: ”Eccomi, sono qui a Sharm El Shake, ma non vedo nessuno di voi. Dove siete?”. La nostra Luisella annaspa, balbetta, risponde a monosillabi, avvampa, ma dopo qualche minuto si rilassa. Ha risposto Eddy Gambel che, telefonicamente digitato per errore, si diletta con facezie al “Dove si trova?”. Quindi, Franco è in Italia.

Alfine, rintracciato via etere, questi risponde di avere in mente le 8.30 quale orario di riunione e di essere ancora in casa con il pennello della barba in mano. A tal punto il Kaiser decide di recuperare il tempo perduto: se Maometto non va alla montagna, la montagna va a Maometto. Il che ha significato passare a prendere quasi a domicilio Franco con il pullman. A questo punto la domanda è lecita: Franco è furbissimo o soltanto non legge i bollettini? Lui, una volta imbarcato, afferma di  non aver letto. La folla astante, quindi, con un boato invita Luigi Luce a personalizzare i messaggi per Franco, ricorrendo a raccomandata con ricevuta di ritorno, telegramma e piccione viaggiatore (zucchero non guasta bevanda!). Il ns. Kaiser ha anche una sua versione. Avendo cercato via cellulare anche lui il Leone, gli hanno risposto dal Parco delle Groane che, un po’ ringhioso, era saldamente rinchiuso in gabbia e che non sarebbe uscito per andare ad alcuna gita.

La visita a Venaria si è svolta come programmato. Il Borgo Antico, ancora in ristrutturazione, si sta trasformando da primo rifugio dei “terrun” della prima immigrazione del dopoguerra in un piacevole luogo di residenza grazie alla nuova vita della Reggia.

Una delle cose più interessanti (per “Quelli del Calcio”) ci è stata mostrata dal ns. attempato Cicerone nella Chiesa dell’Annunziata.

Quanto visto è a gloria del popolo Juventino ed a pianto e stridor di denti di quelli antagonisti di Milaninter: nel ciclo pittorico della Chiesa, restaurata negli anni ’20, il pittore, acceso tifoso Juventino, ne dipinse tra i motivi floreali di una colonna lo scudetto della squadra (che non aveva ancora vinto 28 o 30 campionati), universalmente unico simbolo di podistica profana fede in luogo sacro.

Terminato in un’ora il tour del borgo, ci si è fiondati al ristorante per gustare un “decoroso” pranzo da 29 €, vini inclusi (il ns. saggio e parsimonioso Kaiser decise tale scelta evitando accuratamente il pluridecorato con stellone Michelin ristorante “cento euro ed oltre”, interno alla reggia, evitando di farci dilapidare i patrimoni familiari.

Colmata l’epa, per la soddisfazione dell’amico Gerardo che mostra rigidezze sul “ritardo o salto pasto”, alle 14.0 è iniziata la visita alla Reggia.

I due Km. da percorrere “pedibus calcantibus” all’interno dei tre piani sono stati allietati dalla verve culturale di un simpatico e giovane saccente cicerone che tutto sapeva e spiegava su antefatti, fatti e misfatti savoiardi.

Abbiamo visto nei pannelli multimediali di Peter Greenaway la Littizetto (“la Pettegola”), Chiambretti (“il Paggio”), Martina Stella (“la Civetta”), Remo Girone (“lo Scrittore”), Ornella Muti (“la Marchesa”), Ennio Fantastichini (“il Marchese”) e molti altri, imparruccati e sbiancati con cimmeria nebbia, far rivivere scene di corte nelle vaste sale ed in una di queste Eddy Gambel, accompagnandosi con un pianoforte a coda, ha melodiato una sua giovanile composizione tra gli applausi del pubblico, in larga parte non rotariano.

I 140 Dipinti del Re, in larga parte della collezione del Principe Eugenio (Marte senza Venere o Principe Sole) ci hanno mostrato uno spaccato importante di pittura fiamminga, inusuale per i ns. musei ricchi d’italico estro e manualità.

Stanchi e con i piedoni enfi per il lungo tragitto, alle 17.00 il Kaiser ci concede 30’ di relax per sbevazzamenti nei vari angoli ristoro, comprese le irrinunciabili personali visite nei luoghi delle “spregiabil crete” e per richiamarci infine all’ovile (il pullman) alle 17.30.

L’ingresso trionfale a Milano di 46 stanchi e soddisfatti rotariani alle ore 19.30 è il preludio di una corale fuga tra le braccia di Morfeo.

 

Aldo Nicolosi

Grazie a DropBox, le foto della gita fatte dai soci sono visibili su internet … cliccando qui.