Gita a Treviso e dintorni

dal 2 al 5 giugno 2011

Giovedì 2 Giugno 2011

ore 9,30:  I partecipanti si radunano intorno al “mitico” bus delle Ferrovie Nord (è impossibile ogni spostamento fuori porta del Milano-Giardini, senza uno di questi mezzi !!).

Alle 10 partiamo: direzione S.Martino della Battaglia.  Inutile dire che, come noi, tutti i milanesi hanno pensato di usufruire dell'unico ponte dell'anno, per cui ... autostrada semi-bloccata, ma va bene lo stesso, siamo in gita e questo è quello che conta (come si sforza di farci capire il ns Presidente, rispondendo a qualche brontolio per la marcia a singhiozzo).

L'Osteria della Torre a S.Martino ci appare come una magica visione, perché dovete sapere che i soci del Giardini sono famosi per la fame di conoscenza e di cultura, ma anche di ... cose buone mangerecce; infatti, quanto ci viene proposto in questa mitica osteria, mette tutti di buon umore.

A sorpresa, tra un primo ed un secondo, ci appare il buon Beppe Rizzani, accompagnato (come sempre) da una splendida biondina; dopo aver salutato tutti i presenti, annuncia che non potrà unirsi a noi, per evidenti motivi, ma promette di essere presente alle prossime conviviali.

Satolli come non mai, ci incamminiamo verso la Torre, dove ci attende una guida molto preparata (e molto “severa” con chi non presta la dovuta attenzione).

Detta Torre, alta 74 metri, inaugurata nel 1893 da Re Umberto I e dedicata a Vittorio Emanuele II ed a tutti gli eroi dell'Unità d'Italia, caduti nelle Guerre di Indipendenza dal 1848 al 1870, ricorda gli scontri violentissimi ed estremamente cruenti del 23 e 24 giugno 1859, dove i piemontesi, comandati da Vittorio Emanuele II a S.Martino ed i francesi guidati da Napoleone III a Solferino, ebbero ragione delle truppe austriache guidate da Francesco Giuseppe.

Proprio a S. Martino Jean Henry Dunant, visitando la sera del 24 giugno il campo di battaglia fra i lamenti dei moribondi, concepì la prima idea della Croce Rossa Internazionale.

All'entrata una imponente statua in bronzo di Vittorio Emanuele II ci dà il benvenuto, alle pareti e lungo la via ascendente (molto più pratica e comoda di una scalinata) gli affreschi, completamente restaurati (e puliti dalle solite sconcezze con cui molti di noi, solitamente, amiamo “firmarci”) ci rammentano delle vicende rinascimentali e delle battaglie passate.

Dalla terrazza una vista impagabile (anche se un po' di nubi offuscano la visione) del basso lago di Garda, la penisola di Sirmione, Desenzano, Peschiera e tutte la altre cittadine più lontane, fino alla valle del Mincio.

Al centro della terrazza stessa domina il faro che di notte emette una luce tricolore, un tempo utilizzato per la navigazione lacustre (ora soppiantato dal GPS ...)

La discesa è più rapida della salita, un'ulteriore doverosa visita all'ossario che conserva i resti mortali di ben 2.619 tra soldati italiani ed austriaci e via di nuovo a bordo del nostro bus verso Treviso.

Uno splendido albergo ci attende, sistemazione veloce, altrettanto veloce doccia perchè dobbiamo partecipare ad un brindisi di benvenuto ed una cena ristoratrice (infatti la salita alla Torre ha accelerato le funzioni digestive del gruppo, per cui ...); al termine della stessa la prima calda e sincera ovazione a Roberto, che si è dimostrato perfettamente all'altezza delle aspettative, anzi di più, dopo di che tutti a nanna, perché domani sarà un altro giorno impegnativo.

Venerdì, 3 giugno

Il buffet è ricchissimo e malgrado tutte le calorie assunte ieri, ci si butta a pesce, anche per non farsi surclassare da una comitiva di slavi, prontissimi a “fregarti” la brioche che avevi appena adocchiato.

Una simpaticissima (ed altrettanto preparata guida, di nome Teresa) ci illustra le bellezze di Treviso, città murata e città d'acqua, circondata ed attraversata dal Sile e dal suo affluente Cagnan.

Questa rete di canali rappresentava un importante mezzo di collegamento acqueo tra la campagna e la capitale della Serenissima Repubblica, cui Treviso si era sottomessa nel XVI secolo.

Dicevamo città murata, infatti la presenza delle mura risale all'epoca romana, mentre le vestigia attuali, sviluppatisi per oltre 4 chilometri, comprendono imponenti manufatti medioevali, costruiti per difendere la città, baluardo di Venezia in terraferma (in prossimità dei principali bastioni si notano ancora oggi i bassorilievi raffiguranti il leone alato, simbolo del potere di Venezia).

Una volta completate le mura, si diede inizio alle opere idrauliche, creando intorno a Treviso un perimetro di acque atto ad allagare le pianure circostanti in caso di assalti nemici. Tali opere di difesa assolsero talmente bene il loro compito che la città non fu più soggetta ad attacchi.

Nella seconda metà dell'800 le mura divennero barriere daziarie, mentre il collegamento tra il centro urbano e la periferia  fu assicurato, fino agli inizi del '900, dalle uniche tre porte: Porta San Tomaso, verso nord, Porta Santi Quaranta verso ovest e Porta Altinia verso sud.

Lasciato il bus procediamo a piedi : ecco la Piazza dei Signori, resa famosa dal film di Germi “Signore e Signori” (sosta d'obbligo nel caffè immortalato dalla suddetta pellicola) e poi via verso il Duomo, impianto a tre navate divise da robusti piloni compositi con, nella cappella di destra, una splendida annunciazione di Tiziano ed una adorazione dei Magi di Pordenone.

Si continua tra strade e stradine, ammirando le vecchie magioni (per non parlare della simpatica fontana “delle Tette”, dove un tempo, oltre all’acqua, si faceva sgorgare vivo bianco e rosso, per la gioia dei trevisani), attraverso i vari ponti del Sile e dei suoi affluenti, i “buranelli” e gli “squeri” dove si costruivano le barche per gli scambi commerciali (famoso il ponte Dante o dell'”impossibile” date le difficoltà incontrate nella sua costruzione, alla confluenza del Sile e del Cagnan) fino all’ l'isola della Pescheria.

Ecco la Cattedrale di San Nicolò in stile gotico-romanico, chiesa iniziata dai domenicani grazie ai 70.000 fiorini lasciati da Niccolò Bocassino, divenuto poi papa Benedetto XI e bloccata dall'epidemia di peste (la “Morte nera”tra il 1348 e il 1350), ricca degli affreschi di Tomaso da Modena, ma più famosi sono quelli della Sala del Capitolo del Convento, con i maggiori rappresentanti della gloria domenicana tra i quali, un frate (tale Ugo di Saint-Cher) raffigurato, per la prima volta, con gli occhiali ed il Cardinale di Rouen che si avvale per leggere di una lente d'ingrandimento.

E poi via verso il ristorante di Don Fernando, schivando le prime gocce di pioggia che cercano di rovinarci la giornata, ma le solite “alte” raccomandazioni fatte del nostro grande Roberto, faranno si che Giove pluvio si scateni solo durante il pranzo.

Rifocillati e riposati (anche se un po' appesantiti), siamo pronti per la visita alla ex Chiesa di Santa Caterina, trasformata in museo: qui è raccolta la maggior parte degli affreschi del Trecento e Quattrocento veneto (celebri quelli delle Storie di Sant'Orsola di Tommaso da Modena).

Nei due chiostri adiacenti sono ora stati insediati i Civici Musei di Treviso e la Pinacoteca.

Chi ha ancora “benzina” in corpo può continuare per uno shopping in città ... dopo di che ci si ritrova in hotel.

Doccia ristoratrice e tutti tirati “a lucido” partecipiamo ad un aperitivo ufficiale con il senatore Gian Pietro Favaro, Presidente della Fondazione Canova ed il suo Vice Presidente Renato Manera, che dopo cena, ci illustrano, con dovizia di particolari, cosa ci attenderà domani. 

Sabato, 4 giugno

Dopo il solito ricco buffet, partiamo alla volta della Villa di Maser (Villa Barbaro), patrimonio dell'Umanità dell'Unesco, splendido esempio di villa palladiana ancor oggi abitata dai legittimi (e fortunati) proprietari, visitiamo le sei stanze affrescate da Paolo Veronese, solo dopo aver indossato delle enormi pantofole a riparo del pavimento (tuttavia non originale) e poi saliamo verso le scuderie, tra i vigneti ed i ciliegi, dove è ospitato il museo delle Carrozze.

Di nuovo al bus, verso Asolo, deliziosa cittadina amata da chi vuole vivere in tranquillità ed in pace, come fece Eleonora Duse, stanca e delusa dopo aver lasciato le scene a 51 anni.

Famosa fin dai tempi dei Romani, Asolo,tra il 1283 ed il 1312, ospitò la corte di Caterina Cornaro, regina in esilio di Cipro.  Anche Napoleone vi soggiornò, dopo la caduta della Repubblica di Venezia, poi gli Austriaci ed infine il Regno d'Italia.

Asolo, “rara città di case che parlano” (come disse Manlio Brusatin) è talmente bella  che meriterebbe una nuova trasferta mirata (futuri Presidenti del Giardini prendete nota …).

Il ristorante “Due Mori”, oltre ad un menù tipico, ci regala una visione mozzafiato delle colline circostanti ... e poi, scendendo verso il bus (impossibilitato alla sosta nel centro storico), grazie alla richiesta di Bice ed Ottavio, possiamo entrare (quasi di soppiatto) nell'Hotel Cipriani ed ammirare il suo incredibile giardino, perché dovete sapere che, qualche anno fa, i due Mazzoni, durante la loro “luna di Miele”, pernottarono anche in questo fantastico e romantico hotel ...

Ripartiamo verso Possano, patria del Canova.  Le nuvole si addensano su di noi, ma noi ci ripariamo nel Tempio Canoviano: subito l'immagine del Panteon ci torna alla mente (così come venne a Canova), mentre fuori infuria un temporale con i fiocchi.

Finita la S.Messa, cessa anche il diluvio ed allora via verso la Gipsoteca, dove ci attende una simpaticissima e genuina cena, innaffiata da un ottimo Prosecco.

Dopo di che una sorpresa: possiamo vedere le opere del Canova esattamente come lo facevano i suoi committenti e cioè alla luce delle candele ... uno spettacolo unico e toccante.

Per i più scettici, la luce elettrica permette, in seguito, di apprezzare tutti quegli splendidi modelli in gesso con gli occhi di tutti i giorni.

La visita alla casa del Canova completa questa interminabile, ma indimenticabile giornata. 

Domenica, 5 giugno

Abbiamo dovuto, nostro malgrado, preparare le valige, perchè oggi è proprio “l'inizio della fine”, ma ci attendono ancora molte delizie !

Partiamo per Villa Sandi (realizzazione seicentesca in stile palladiano): iniziamo subito la visita delle cantine sotterranee (collegate agli antichi camminamenti sotterranei della prima Guerra mondiale): mai viste tante bottiglie di prosecco (se non ricordo male, intorno ai sei milioni/anno), in attesa di ... essere stappate.

Degustazione di un ottimo millesimato, visita alle stanze di rappresentanza e poi gli inevitabili acquisti “ricordo”.

Ripartiamo per la locanda Santi (o Sandi), dove ci attendono altre delizie (ed ultime) della zona.

Il sole si fa vedere tra le nuvole, ma noi siamo al coperto ... ripartiamo per l'ultimo trasferimento e ci troviamo ben presto nel traffico più fitto, dimenticato in questi giorni spensierati.

Oltre agli imbottigliamenti, la marcia a singhiozzo ed i temporali improvvisi, via Paleocapa ci appare quasi all'improvviso, sotto una pioggerellina dispettosa.

Baci ed abbracci ad Anita e Roberto, nostri splendidi anfitrioni e magnifici organizzatori; riprenderemo un po' stanchi, ma felici per la bella parentesi la solita vita: ci rivedremo all' NH President.

Gianni Baruffaldi