Accademia navale - Nave Cavour - 5 Terre

dal 28 al 30 Maggio 2010

 

Considerazioni di un infiltrato

Da quanto tempo non facevo una gita in pullman ?

Forse da quando, adolescente, si andava a sciare con lo Sci Club.

Significava: sci in spalla, scarponi ai piedi e sacchetto provviste in mano per andare a piedi da casa a Piazza Duomo perché a quell’ora antelucana di domenica non c’era la “N” ed il pullman partiva da lì.

Si andava a Foppolo, Tonale, Macugnaga, Madesimo, mete classiche da day cruise: a Monza i panini erano già finiti, a Lovere, verso le 7,30, l’odore di mandarini pervadeva il pullman, ma ci si fermava per sosta caffè e si poteva rifornire la provvista con panini locali, di dimensioni montanare e costo accessibile (in effetti la proporzione standard era: pagnotta da mezzo chilo e dieci grammi di bologna). E poi i cori di montagna.

Chissà perché in quelle gita si mangiava il triplo del normale ?

Questa volta è diverso, al pullman si va in taxi, non ci sono panini né mandarini, sostituiti dall’Autogrill, e i cori forse non ce li ricordiamo più.

Ma è bello lo stesso.

Quando si guida da soli non si guarda che la strada., il traffico non consente altro, per cui ero contento di guardare dal finestrino il panorama, si fa per dire, ai lati dell’autostrada.

Poi il colpo di fortuna.

Incidentone sulla Cisa: tutti fermi a Fornovo e la Stradale che ci obbliga ad una strada alternativa per il passo del Brattello, via Ostia Parmense (già abbondantemente nominata dall’autista) e Borgotaro, per rientrare a Pontremoli. E chi l’avrebbe mai fatto se no questo bel passetto appenninico ?

E poi il ritorno all’antico: a causa del forte ritardo dovuto alla deviazione, all’arrivo al Circolo Ufficiali dell’Accademia di Livorno riviviamo quella antica fame che avevamo scordato, e divoriamo tutto quanto troviamo pronto, proprio come nelle vecchie gite con lo Sci Club.

Che bello !

 

Il Cavour: che bella nave, ce la fanno visitare tutta, compresa la centrale operativa, il cuore, superprotetto da tutto e da tutti, con computer, radar e schermi ovunque, con la poltrona del Comandante che sembra quella di un Amministratore Delegato (manca solo il ficus).

Qui ho un cedimento da delusione.

Dal suo posto il Comandante sa tutto e vede tutto, ma non c’è, ovviamente, una finestra.

E io che me lo immaginavo in plancia, con cappello e cerata, fra spruzzi di onde mentre urla i comandi al telegrafista di macchina, per sovrastare il rumore del mare infuriato, e scruta l’orizzonte con il binocolo.

Roba vecchia, finita, superata dalla tecnologia. Oggi si comanda dalla poltrona ergonomica e sembra di essere in un videogioco tragicamente vero. E come nei videogiochi, speriamo che non manchi mai la corrente, se no sono fritti.

E la poesia del mare ? Game over.

Poi ci raccontano delle “procedure”, interne e internazionali, e della necessaria burocratizzazione di una struttura così complessa come questa portaerei, e la nave assomiglia sempre più ad una azienda con i dipendenti in divisa.

Ci sono poi le missioni con le relative “regole d’ingaggio” internazionali, che fanno sì che si sappia benissimo chi siano i pirati del Golfo di Aden, dove siano e come si spostino, ma non si possano toccare, ma solo “dissuaderli”. Tantomeno i mercantili possono armarsi e difendersi, se non con filo spinato e getti d’acqua contro mitra e granate.

E pensare che una volta chi catturava un pirata aveva un premio e la soddisfazione di appenderlo all’albero di mezzana.

Vorrei solo trasferire al lettore la mia perplessità e suggerirgli la lettura del bel libro di Nicolò Camineo “Nei mari dei pirati” Longanesi 2009.

 

In netto contrasto con la visita al Cavour abbiamo visitato il Museo Navale di La Spezia, dove si respira la Storia della nostra Marina.

Qui ci si rende conto di come allora contasse molto più l’uomo che la tecnologia, e di come l’uomo potesse diventare Eroe e lasciare un segno nella Storia.

MAS, i barchini esplosivi MTM, SLC ( i maiali), incursori subacquei, nomi indimenticabili: Borghese, Todaro, Durand de la Penne, Fecia di Cossato e tanti altri che fecero rispettare la nostra Marina dai vincitori, anche se a prezzo della loro vita.

E’ un museo da far visitare ai ragazzi, per poter raccontare loro una storia recente di valori e di amore per il mare.

Qualche reperto di questo museo mi riporta con la mente alla visita che facemmo anni fa all’Arsenale di Venezia.

Ammirammo il luogo di costruzione della “Galee” o Galere, che, come da nome, non erano propriamente luoghi di villeggiatura.

Le Galee ce le avevano tutti, veneziani, pisani, genovesi, spagnoli, papalini, turchi e pirati saraceni.

Le regole erano uguali per tutti: chi perdeva in battaglia e sopravviveva finiva al remo, anche se era un comandante o un cardinale.

Non solo, si poteva finire al remo anche su una galea “amica”, bastava una accusa di bestemmia o di eresia e cinque anni di remo non te li levava nessuno. A volte ci andavano volontariamente personaggi di rilievo per espiare debiti di gioco o verso la Società.

Mi vengono in mente certi inamovibili personaggi odierni, della politica, del mondo bancario o imprenditoriale, che tanti danni hanno fatto alla gente, e impunemente mantengono i loro posti, come sarebbe bello se anche oggi potessero finire al remo …

 

Morale: la Marina ha sempre qualcosa da insegnare, e questa gita con il Rotary Giardini mi ha insegnato molto, e per questo vi ringrazio per avermi ospitato, e mi scuso per queste considerazioni, forse banali e tardive, ma certamente ispirate dall’emozione del ricordo di quelle belle giornate.

 

Salute a tutti !

Alberto De Amici