CRONACA DEL VIAGGIO IN ALTO ADIGE

 

11 - 15 maggio2006

 

Pur non avendo una decennale esperienza rotariana, trovo che la scelta della località da visitare sia uno dei compiti più gravosi del Presidente dei Club.

Nella scelta del viaggio, si identifica la personalità del Presidente, il suo messaggio e le sue aspettative.

La cosa difficile è coinvolgere i soci ad apprezzare questo impegno trasformando un panorama in un percorso di aggregazione,di consolidamento che si deve poi trasformare in amicizia.

Occorre centellinare le tematiche per non essere banali,  occorre trovare novità in  luoghi conosciuti ed arricchire incuriosendo.

Quest’anno il programma ha riunito 33 persone  attrezzate per sopportare un clima rigido e piovoso alle ore 7,30  di giovedì   11 maggio presso la collaudata stazione Nord.

Puntuale, con pullman immacolato, si è presentato l’autista Gabriele partito nella notte da Saluzzo.

La sua sveglia era stata programmata alle 3 di notte, nulla a che vedere con quella della nostra partenza alle ore 7,30

Già alla partenza si sono avute alcune informazioni curiose, come quella su Illy  (il papà), che per primo ha inventato la confezione di caffè sottovuoto, che a Chiusa si iniziavano a pagare i dazi doganali, che il lago di Garda proviene da un  deposito morenico, che  gli aiutanti operativi dei vescovi feudatari si chiamavano avvocati e che loro stessi costruirono i castelli di cui ancor oggi godiamo la presenza, che il nome Tirolo deriva da un castello posto nelle vicinanze di Merano, capitale dell’intera area.

Tralascio le barzellette che il nostro carissimo Notaio Pasquale Lebano ha profuso in perfetto napoletano, tutte meritavano una risata liberatoria.

La prima fermata è stata a Rovereto ove abbiamo incontrato il nostro assistente mandato dalla Julia Viaggi:

Edi Caropresi, persona disponibile e preparata.

Con lui abbiamo visitato il Museo d’arte Moderna  Rovereto Mart, impressionante per la modernità delle sale e la cura dei particolari. Qui abbiamo per la prima volta iniziato a scoprire l’importanza che viene data in questa zona al legame tra cittadino ed arte, inteso non solo come rispetto della tradizione ma come modo di esprimersi con i mezzi attuali. Nelle sale della mostra sono esposte splendide fotografie, oggetti che,  pur derivando dall’uso comune, vengono trasformati in segni del tempo presente e rivestiti di simboli che scatenano ricordi, collegamenti  ed un dialogo comune. Ora, scrivendo la relazione, mi accorgo che esiste un filo logico tra questo museo e quello che verrà poi visto sabato a Brunico, il museo Teodone ove si insegna e raccoglie la tradizione locale e non ultimo, l’uomo Ötzli, eroe per caso di 4000 anni fa. 

Poi, pranzo in un ristorante da consigliare, come molti degli altri visitati: il Trivio e rapida risalita sul pullman : unico modo per passare inosservati a digerire il pasto e le bevande. Così,  sonnecchiando, ci siamo trovati a Bressanone  ove Nadia Tumiati , la guida,  ci attendeva per incessanti notizie di storia necessarie ad immedesimarci nello spirito del luogo. 

Nadia spiega come ogni città, per definirsi tale, debba essere fondata tra due fiumi ed essere circondata da mura e fossati.  Bressanone fu  fondata nel  901 tra il Rienza e l’Isarco.  Fiumi nei quali più volte gli amici Rotariani, ormai impregnati di storia ed emuli dei grandi che qui hanno soggiornato, intendevano nuotare al posto della piscina dell’albergo, luogo da noi visto fuggevolmente tra le sveglie ed i pasti serali sempre programmati con tempistica implacabile.

Il fiume sarebbe risultato più accessibile, forti della vicina struttura medica. 

La diocesi di riferimento era inizialmente a Sabbiona e successivamente a Salisburgo.

I santi protettori di Bressanone erano San Niccolò dalle 3 palle d’oro e S.Giovanni Nepomuceno.

Curiosa la storia delle palle d’oro di S. Niccolò, da lui utilizzate per salvare dalla prostituzione tre giovani troppo povere per essere accolte in convento. Anche per andare a pregare in convento occorreva disporre di un consistente patrimonio. 

Bressanone divenne dal 1132 sede di alta corte di giustizia  con il potere di decidere della salute fisica e della libertà dei locali ( pena di morte ). La possibilità  di poter imporre pedaggi consentì alla città di crescere e diventare  ricca e appetibile. Sino al 1363  regnarono i conti di Tirolo, poi sino al  1918 tutto il territorio fu gestito dagli Asburgo. L’Italia ricevette questi territori sotto il Brennero solo in quella data e questo giustifica il solido legame con il Nord Europa.  In meno di un secolo non si cancellano le tradizioni di un millennio, ma il benessere esistente oggi, su tutto il territorio, dimostra quanto rispetto l’Italia abbia sempre riservato alle tradizioni locali. Mi sembra sia questo il vero messaggio di civiltà. 

Tutta la zona presenta una radicata cultura religiosa, le locande dovevano chiudere all’imbrunire, e tutto doveva essere preservato. Di questo resta traccia nelle stesse chiese ove simultaneamente  coesistono elementi di stile romanico, gotico (tegole invetriate)  e barocco (torre campanaria a bulbo).

Salvo incendi che obbligano a rifacimenti integrali.

Anche i Crocefissi seguono questa evoluzione e presentano  4 chiodi  in quello romanico con gambe diritte che non si sovrappongono, e 3 chiodi in quello gotico con il corpo arcuato a gambe sovrapposte.

E’  qui abitudine consolidata  arredare ogni sala da pranzo di grandi e meravigliosi crocefissi che ci dicono essere sempre posizionati in modo da coprire,  benedicendo, l’intera stanza. 

Parlando di benessere, dobbiamo riconoscere che l’albergo Gruner Baum era stato scelto nelle vicinanze di una clinica attrezzata, il che ci ha permesso di prevenire ogni incidente, esattamente come la presenza degli ombrelli durante il viaggio ci ha evitato la pioggia. 

Qui, nella locanda Finsterwirt, Oste scuro, abbiamo potuto ammirare la sala da pranzo in cui l’attuale Papa  Benedetto XVI era ospite e frequente consumatore di frittate a base di mirtillo. Quindi nel futuro ammirate chi si nutre di questi prodotti, potrebbe fare carriera. 

L’Abbazia di Novacella  (1142), da noi visitata nel pomeriggio, era un ospizio di pellegrini  con annessa scuola di copisti di arte gregoriana  e da qui si partiva per Roma, Gerusalemme o l’Abbazia di Santiago de Compostela.

Interessante il contributo dato per la realizzazione della chiesa da parte di artigiani della scagliola provenienti dalla  Germania, dalla Val Canobina e dalla Val d’Intelvi.  Novacella divenne un polo artistico  di tale livello che Napoleone pensò bene di donarla alla Baviera che la utilizzò  per arricchire i suoi musei, Vienna inclusa. Si tratta di un metodo di aggregazione che noi Italiani conosciamo perfettamente. Basta andare al Louvre per sentirsi in Italia. Resteranno in loco nella chiesa i soli 365 putti perfettamente conservati e danzanti. 

Venerdì 12 viaggio all’estero o meglio, in quella parte del Tirolo che è rimasta all’Austria.

A Vipiteno sono ancora visibili, ma non più operanti, le due fortificazioni  di Castel Tasso e Castel Pietro che dividono il Tirolo, fortificazioni che nel passato erano usate per la riscossione delle dogane.

Si trattava di un percorso particolarmente apprezzato perché sembra che siano avvenute oltre 70 invasioni,  prima della scoperta di Rimini. Poi i torpedoni e le linee ferroviarie hanno impedito altri calcoli.

Non mi è chiaro quante di queste invasioni siano state verso l’ Italia e quante, al contrario, verso il percorso inverso. Vi lascio nel dubbio. 

Innsbruck, su questa ottima strada, è facile da raggiungere. Si tratta di una bellissima città nota per la specializzazione di ortopedia e di una organizzazione, l’Alpen Zoo che cura e protegge la fauna montana. Grazie a lei ora il grifone è ritornato a vivere libero.  Attendo notizie dello Ieti, ma non sembra essere un bene stanziale.

Ad  Innsbruck ci attende Gabriella,  che ricorda come questa città prenda il nome dal fiume Inn , affluente del Danubio, e come sia facile qui ospitare turisti incantati dal panorama mozzafiato della catena alpina, del palazzo reale con 400 stanze, del clima mite e piacevole, della chiesa degli uomini neri, tempio voluto da Massimiliano 1° per immortalare la storia del suo Casato, scongiuri compresi. In città, il tetto d’oro datato nel 1496, con la sponsorizzazione della seconda moglie Bianca Maria Sforza,  la dice lunga sul potere della Madonnina e del Biscione. 

Grande curiosità ha destato la presentazione dei gioielli  Swaroski,  principale richiamo turistico di Innsbruck,  con le 9 sale delle meraviglie  ed un negozio che mette in difficoltà mogli e mariti.

Se si è particolarmente in crisi, si può utilizzare il Bungy di 192 m sul ponte Europa che, a pagamento, mette a disposizione strutture per fare salti nel vuoto probabilmente in sicurezza. Comunque, malgrado le compere al negozio, nessuno si è dichiarato interessato a questa esperienza.

Nella giornata di venerdì si compie il viaggio a Brunico, distante circa 30 minuti dall’albergo e quindi viene rilasciata concessione ad un relax mattutino straordinario di 30 primi.

Brunico è una piccola cittadina, che si è resa graditissima per la visita al museo Teodone, un museo etnografico che partendo dalla  sua originale natura di maso  è  ora scuola agraria con oggetti di tradizione popolare, ex voto e trasmette alle nuove generazioni la cultura contadina ricca di esperienze secolari. Come note curiose  di questa giornata, abbiamo una sirena da allarme aereo che suona il mezzogiorno ed è installata in una splendida chiesetta sulla collina ed una scritta OMNIA MUTATUR NIHIL INTERIT che ha scatenato numerose traduzioni estemporanee.

Solita pausa pranzo  presso  l’ottimo Blizburg, e poi pronti alla scalata del Castel Taufers. 

Su questo percorso ha pesato la colazione abbondante, la salita da fare rigorosamente a piedi e poi, come premio, una vista impagabile dall’alto, compresa una danzatrice del ventre, di cui non abbiamo esattamente compreso il collegamento con la storia locale, ma che comunque ben si adattava ad un contesto di armigeri rigorosamente muniti di attrezzi da guerra.

Un grazie particolare a Gabriella Camilli che, presentatasi in carrozzella per temporanee difficoltà motorie, ha affrontato scale, passaggi difficili e faticosi senza mai fermarsi.

Questo è un esempio di partecipazione che ha aggregato  tutto il gruppo e dimostrato come la voglia di stare assieme possa essere a volte più forte di piccole difficoltà personali. Grazie di cuore, Gabriella. 

Tornando al castello, ricordo che TAUFERS ha subito molte variazioni  ed ampliamenti a partire dal 1100, Recentemente è stato amorevolmente restaurato e presenta rivestimenti in legno di cirmolo aventi  anzianità di 4-5 secoli, che permettono di vedere con i nostri occhi le reali condizioni di vita dei potenti dell’epoca. Splendide le camere da letto, splendidi i mobili molti dei quali originali, interessante conoscere che il consumo di acqua per le pulizie personali, riservata ai soli nobili, era di oltre 2-3 litri a settimana.

Il grande vanto di questa costruzione è quello di non aver avuto incendi, contrariamente al resto delle costruzioni della zona. A mio parere la diffusione degli incendi sul territorio dipende dal fatto che il santo protettore locale dei pompieri  (SAN FLORIANO ) è poco pratico rispetto al nostro ( S.BARNABA ). 

Questa giornata si è conclusa, almeno per chi  vuole rispettare il precetto domenicale, con una S. Messa  nella chiesa di S. Spirito ove oltre al sacerdote ha officiato un simpatico topolino che si è prodigato ad animare i fedeli che nulla avevano da eccepire a questa presenza.

Le preghiere si sono prolungate oltre al tempo previsto e questo ha reso ansiosa la nostra guida che vedeva i vigili sempre meno disponibili ad accettare le nostre meditazioni spirituali.

La serata si è poi conclusa con cori e canti magistralmente diretti dal nostro direttore di orchestra che è riuscito ad insegnare agli stornellatori nozioni di ritmo ed attacchi che all’inizio sembravano superflui. 

L’eccellenza rotariana ha quindi contribuito anche qui ad elevare il livello delle professionalità e sono certo che nel futuro questi musicisti potranno essere  apprezzati anche da altri ospiti, inclusi quelli abitualmente astemi. 

Dopo accesa discussione sulla tempistica da adottare per il ritorno a Milano, tutti si sono presentati largamente in anticipo rispetto al programma… Vale la pena soffermarsi un attimo su questo dibattito che non voleva assolutamente essere uno sgarbo al nostro splendido Presidente Gianpiero e Signora  Lilly, ma solo un garbato insegnamento alla nostra guida che in alcune occasioni ha confuso la nostra disponibilità con un inquadramento alla giapponese, ove tutto è  programmato senza possibilità di approfondimento.

E’ in base a questa voglia di approfondimento che, personalmente, avevo posto una domanda sulla presenza dell’agnello sul simbolo di Bressanone.

La risposta della guida è sembrata ovvia: l’agnello è un simbolo che rappresenta Gesù sin dalla notte dei tempi. La cosa invece è molto più intrigante perché nel  692, il Concilio in Trullo (Costantinopoli ) afferma:… Perciò, per esporre con l'aiuto della pittura ciò che è perfetto, decretiamo che d'ora in poi Cristo, nostro Dio, sia rappresentato nella sua forma umana e non nell'antico agnello” (can. 82).

Bressanone è stato fondato 300 anni dopo questo Concilio violando questa disposizione, perché ?

A chi interessato, potrei inviare una storia più approfondita su questa vicenda, per meglio capire quanti problemi possano apparire sotto la copertura di una semplice immagine allegorica.

Anche le guide dovrebbero scavare nella storia per meglio capirla e non incorrere in qualche “magra” professionale che un milanese qualsiasi potrebbe evidenziare… 

L’ultimo giorno ci ha permesso di fare altre esperienze molto valide in Bolzano, ove abbiamo rivisto Nadia, la guida iniziale. Nadia si è nuovamente profusa in date, dettagli e nomi di costruttori tedeschi, austriaci  solo a lei assolutamente familiari, di cui, però, ogni tanto traspariva che erano stati discepoli di qualche artista italiano o che comunque avevano appreso consistenti nozioni dalle scuole italiane.

Questo serve a concludere che nel passato, anche se i tedeschi avevano altri santi rispetto a quelli a noi abituali, occorreva comunque fare apprendistato e bottega in Italia. Abbiamo appreso che il marmo di Bolzano che si chiama  marmo di Lasa è nettamente più duro di quello di Carrara e quindi particolarmente adatto ai monumenti imperituri.

All’arrivo di una pioggerellina Loser mi ha riportato un detto cinese: “ anche il cielo piange alla tua partenza “,  comunque  il cielo ha pianto solo per  pochi minuti e subito si è ripreso permettendoci nuove passeggiate a Bolzano.

Da vedere assolutamente e soprattutto da far vedere ai nipoti, è il museo di Ötlzi., splendidamente allestito e con una parte didattico-formativa eccezionale.

Poi nuova avventura, un ristorante, nelle vicinanze di Trento, a Castel Toblino, che da solo merita un viaggio o meglio un nuovo matrimonio.

A questo punto, il ritorno a Milano è stato silenzioso, ma come sempre interrotto dalle gradevolissime battute notarili di Pasquale Lebano, di Alessandro Bertolotti, di Gabriele l’autista e dall’annuncio del prossimo caminetto di  Antonino Verdirame.

Il nostro Presidente Gianpiero Sironi ha saggiamente concluso ricordando che il viaggio ha permesso di verificare le condizioni di vita del passato, un grazie sincero a Lui perché ci ha dato l’opportunità di guardarci nel profondo. Grazie anche a Luisella Neirotti che come sempre è un esempio di grandissima efficienza. 

Vi lascio ricordando che le parole tradimento e tradizione hanno la stessa origine : tradere, ovvero trasmettere, non è un messaggio facile da accettare ma è quello che ha lasciato la storia, compresa quella che in questi giorni abbiamo vissuto in prima linea.

 

Marco Signorelli