Cronaca della conviviale N° 17 del 17 gennaio 2005

 

 

 

Tema: La mia pazza, pazza carriera di anticonformista

 

 

Ospite: Dott. Vittorio Feltri

 

 

Era già successo e fa parte della Storia  (con la esse maiuscola) del club. Era già successo di avere quale ospite ed illustre relatore della serata uno scrittore o un giornalista famoso. Ricordo Luca Goldoni, in una serata memorabile giù al terzo piano del Centro Svizzero (questa sera siamo, per fortuna o no, al quarto, atmosfera più raccolta, intimità rotariana garantita), a presentare uno dei suoi libri più noti,  Sempre meglio che lavorare, una specie di documento programmatico ad uso e consumo di chi fa della penna uno strumento per divertirsi senza disdegnare prebende e tutto ciò che serve, come ai comuni  mortali, per mantenere una famiglia (ce l’hanno anche loro!), se stessi, vizi e vizietti, hobbies e distrazioni varie.

 

Ricordo Mario Cervi, serissimo, gli occhiali scuri, la battuta a scoppio ritardato, proiettato verso il futuro proprio lui che ne ha viste di tutti i colori nel periodo sicuramente  più travagliato della nostra storia recente, una capacità e lucidità d’analisi come poche e forse senza eguali, la statura intellettuale immensa sottolineata dal silenzio quasi religioso con il quale un  Giardini a quel tempo particolarmente goliardico seguì il suo narrare.

 

E ricordo Emilio Fede, portato fra noi dal caro Giorgio, una chiacchierata fra amici, una fotografia della sua vita, ricca di aneddoti, di battute, per certi versi eterno ragazzo, pronto a fornire l’immagine di se stesso così come se la sono costruita i suoi spettatori ed ammiratori.

 

Serate indimenticabili e non solo per la levatura dei relatori. Perché in tutte quelle occasioni, certa e diretta fu la loro sensazione di essere fra amici, quasi fossimo stati noi i loro invitati e non viceversa.

 

Succede anche questa sera. E mi piace sottolineare che non siamo in interclub, questa conviviale ce la vogliamo godere fra di noi. E ne dà netta la cognizione Nicola D’Amico al momento della presentazione. Nessuna cerimonia né cerimoniale, non ce n’è bisogno. E poco conta a questo punto che Vittorio Feltri, sì, proprio lui,  sia un rotariano in quel di Bergamo, socio onorario del Bergamo Nord, anno di fondazione 1983, come il Giardini .  L’approccio è immediato, fin dalla proposta degli aperitivi, prima della conviviale. D’altra parte, è non è l’amico Vittorio quel campione di anticonformismo di cui al tema originale della serata?

 

Si intuisce subito che, al momento di prendere la parola, Dario o’ presidente non vede l’ora di esaurire il più in fretta possibile gli argomenti di ordinaria amministrazione per poter poi passare la mano all’ospite relatore. Li sbriga comunque con solerte diligenza; - per salutare, con gesto onnicomprensivo, quasi ecumenico, e gli innumerevoli ospiti e i  visitatori e le gentili consorti presenti; - per ricordare che per la gita a Trieste dal 12 al 15maggio ci sono ancora pochi posti disponibili mentre sono esauriti quelli per il caminetto del 2 aprile a Verona; - che l’amico Mario Tiengo ha deciso, d’accordo con il club, di dare comunque alle stampe il suo nuovo testo su La storia del dolore, dagli Egizi ai nostri giorni , al costo per gli amici rotariani di € 10,00 cad e il ricavato interamente devoluto ai bambini orfani del Sud Est Asiatico; - il prossimo 19 febbraio avrà luogo a Milano un Forum  sul  dolore organizzato dal nostro Renato Coluccia (cfr programma in questo bollettino).

 

Arriva così il momento, per Dario, di passare la parola a Nicola D’Amico per la quasi presentazione di Vittorio Feltri. “Quasi , perché Vittorio ovviamente non ha bisogno di presentazioni – sottolinea il presidente – ma così vuole la prassi rotariana e non dubito inoltre dello spirito con il quale Nicola assolverà il suo compito. Ben volentieri gli cedo quindi il microfono!”.

 

“Avete notato l’originalità del tema, anzi del titolo della chiacchierata di questa sera? – sostiene Nicola scoprendo le carte – avete notato come non abbiamo indicato un tema specifico, d’attualità od altro, che pure avrebbe solleticato la curiosità di Vittorio e di certo scatenato la sua irraggiungibile verve? Abbiamo infatti preferito, lui ed io, titolare con un cenno diritto alla caratura e all’originalità della sua carriera, una pazza, ma proprio pazza carriera di anticonformista!”

 

“Di Vittorio Feltri ho tracciato un breve curriculum nel bollettino relativo alla conviviale precedente – continua Nicola – al quale volentieri vi rimando, non tralasciando però qui di ricordarvi brevemente le tappe fondamentali della sua carriera per così dire ufficiale, ma non in antitesi con quella pazza…”.

 

La Notte di Nino Nutrizio, indimenticabile Maestro (con la emme maiuscola) di giornalismo per un paio di generazioni nel dopoguerra; Il Corriere d’Informazione, l’altro quotidiano milanese del pomeriggio (chi dimentica, chi può dimenticare questi due giornali distribuiti per le strade dagli strilloni, con quei titoloni a tutta pagina impensabili per i quotidiani seriosi del mattino, che trattavano di temi ritenuti fatui eppure pieni di vita e così significativi e così vicini alla gente, e chi dimentica , chi può dimenticare le dita sporche d’inchiostro con le quali si tornava a casa la sera, dopo averli  letti  camminando per strada o sul tram o sull’autobus – la metropolitana non c’era ancora).

 

Il Corriere della Sera, chiamatovi da Piero Ottone (sic!). Poi L’Europeo, prima ed unica esperienza in un settimanale. E infine la storia più recente, L’Indipendente  (ve lo ricordate, con quella testata tutta seriosa ed azzurra, ricordo degli amici che dapprima lo compravano, magari nascondendocelo dentro, insieme al Corriere, per poi abbandonare quest’ultimo e perdutamente innamorarsi di quel quotidiano di scarso spessore cartaceo ma di elevati contenuti e che sapeva parlare alla gente, ai suoi lettori, interpretandone a meraviglia i nuovi umori e i nuovi pruriti  (la Lega era appena nata, ruspante).

 

Quindi Il Giornale, dove succede ad Indro Montanelli. La testata che ha fatto conoscere Vittorio Feltri in tutta Italia. “Il Cavaliere non mi ha mai chiesto niente, nemmeno l’ora – dirà poi Vittorio nella sua chiacchierata – e tuttavia mi rimaneva sempre dentro il desiderio di fare un giornale per conto mio.” Sogno che si realizza nel 2000 con la fondazione di Libero. “Volete che vi racconti Feltri in due vignette? – scherza Nicola alla fine della breve presentazione – e allora eccovele. La prima: nel 1984 Vittorio arriva al Corrierone, si presenta con un tubetto pieno di pillole ed esclama, rivolto ai nuovi colleghi: Queste sono le pillole che mi toccherà prendere tutti i giorni per potervi sopportare! E la seconda: durante un alterco nemmeno troppo scherzoso con un collega l’apostrofa prendendolo in giro per i suoi pantaloni senza risvolto – cosa inconcepibile per un dandy come lui (rimarranno famose alcune pagine di pubblicità che lo raffiguravano in tutta la sua eleganza negli anni novanta)”.

 

E Vittorio prende finalmente la parola. Ovviamente parla a braccio, non ha un tema fisso, può spaziare quanto e dove vuole. Lo fa parlando soprattutto e quasi esclusivamente di se stesso, ma non lo si percepisce. Si sente, si intuisce non lo fa per orgoglio o supponenza, lo fa perché semplicemente il suo racconto, anche quando riguarda la sua vita familiare, la moglie, i figli, è un racconto che sa molti degli attenti ascoltatori sentono anche loro, perché altrettanto vissuto in prima persona.

Così, quando racconta delle sue avventure nei vari giornali, e in primis al Corrierone, lo fa quasi da spettatore, mai da protagonista. Parla sempre in prima persona singolare, di forma e di sostanza, con punte altissime d’umorismo, perché solo così hanno gusto la vita, l’esperienza professionale,  la carriera, il lavoro e la famiglia.

 

Si ride e si stupisce e l’attenzione non viene mai meno. Anche perché Vittorio non segue un filo logico né uno cronologico. Anche i fatti, gli eventi, vengono e saltano fuori quasi per incanto, non necessariamente collegati l’uno all’altro, quello successivo a quello precedente (nell’ordine d’esposizione). Ma forse un filo conduttore, pur esile, c’è: quello della fortuna. “Che colpo di fortuna! E per fortuna successe poi questo e quello!” – sono frasi che Feltri ripete spesso, e non solo per dire che sopra le nuvole ci sono mille soli, che dopo la tempesta viene il bel tempo, che ad ogni male segue un bene e così via, come sono soliti ripetere gli immancabili ed inguaribili falsi e presuntuosi ottimisti a tutti i costi.

 

“Che la carriera di Feltri sia stata anzi sia proprio pazza – apostrofa in chiusura Dario – lo si evince dal suo gustoso racconto. Allora possiamo dire che il titolo di questa serata, coniato da un amico di Vittorio quale certamente è il nostro Nicola, era proprio azzeccato.”

 

Prima del tocco di campana c’è tempo per qualche domanda. Di Mezzetti, Tiengo, Bellingeri, Coluccia   (signora) . E per una simpatica battuta. Di Lomazzi.

 

 

Attilio Bradamante