Cronaca della Manifestazione del 29 ottobre 2012

Società del Giardino (Palazzo Spinola)

Tema della serata: “1612 Il primo Vocabolario del mondo in lingua moderna”

 

Grande serata quella del 29 novembre! E’ ancora il nostro anfitrione Roberto Coluccia che ci riceve nella splendida sede della Società del Giardino di Palazzo Spinola. Il fastoso Salone d’Oro ha accolto soci e signore del ns. Club, a cui si sono aggiunti numerosi i padroni di casa con rispettive consorti.

Del resto il motivo d’incontro era più che importante: la presenza in forze dell’Accademia della Crusca, con il Presidente Onorario Prof. Francesco Sabatini ed il Presidente in carica Prof. Nicoletta Maraschio, suoi massimi rappresentanti e di recente soci onorari del ns. Club.

Cosa ha realizzato l’irrefrenabile Renato? Una sorta di gemellaggio tra l’Accademia della Crusca e la Società del Giardino, che vanta, al suo interno, l’antica Biblioteca della Famiglia Meneghina, scrigno unico di libri (ne possiede più di 10.000) e documenti per la città di Milano. E nella celebrazione del quadricentenario della Crusca, Renato ha coinvolto anche noi, appena reduci dall’essere ospitati in Firenze nella magnifica sede dell’Accademia nella Villa Medicea di Castello e dell’essere ivi divenuti “Soci sostenitori” della stessa.

Tema della serata è stato : 1612: Il primo Vocabolario del mondo in lingua moderna”, quarto centenario della pubblicazione a Venezia del Vocabolario degli Accademici della Crusca.

Altre illustri personalità, la ns. socia Ethel Serravalle, già Sottosegretario al Ministero dell’Istruzione e la Prof.ssa Silvia Morgana, Accademica della Crusca, coordinate negli interventi dal moderatore Prof. Antonio Padoa Schioppa, completavano il tavolo di relatori. Dopo una breve introduzione alla riunione fattaci da Renato, questi ci hanno intrattenuto sull’argomento ripercorrendo la storia della Crusca e di quanto essa abbia contribuito alla creazione di una lingua nazionale ben prima che quella che fu definita “un’espressione geografica” dall’Astreco Dominatore diventasse unico Stato ad opera della sagacia del Conte di Cavour (personaggio che anche gli inglesi dell’epoca c’invidiavano come statista e che adesso i buongustai adesso  meglio ricordano per i tartufi e vini che deliziano i visitatori del castello di Grinzane, sua ventennale dimoranella sua fase di vita pre-savoiarda).

Gli interventi dei relatori, in successione dalla Prof.ssa Maraschio, ripercorrono la storia della lingua italiana dai suoi albori partendo dal gruppo della scuola poetica siculo-toscana di Federico II, lo Stupor Mundi,  meno originale di quella coetaneo-successiva degli stilnovisti, capeggiati dall’Alighiero, alla quale si devono grandi innovazioni di lingua e di tematica. Questa lingua italiana degli albori, rafforzata dal capolavoro di Dante, dalle composizioni poetiche del Petrarca e dalla prosa del Boccaccio, trova la sua consacrazione nel ‘500 ad opera di Pietro Bembo nel ruolo di teorico e di Ludovico Ariosto in quello di utilizzatore. Nel proseguo, a meno di un secolo di distanza, quest’idioma si era ormai informalmente affermato come lingua nazionale di un paese frazionato in un corollario di stati e staterelli dominati, direttamente o indirettamente, da Papi, Spagnoli, Francesi, Austriaci, con qualche fulgida eccezione come la magnifica nei secoli Venezia.

E’ a questo punto che nasce la Crusca che, in quattro secoli di storia a partire dal 1612, opera in difesa dell’identità italiana. L’opera somma degli Accademici fondatori e dei loro successori è stata la creazione del “VOCABOLARIO”, primo dizionario al mondo di una lingua moderna. Proprio la composizione ed i contenuti del Vocabolario furono un’invenzione degli Accademici, che operavano gratis (Fornero, Camusso ed accoliti all’epoca non giocavano alcun ruolo) per puro amore della lingua. E non erano solo filologi, letterati e scrittori (Leopardi, Manzoni), ma anche scienziati (Galileo ne fece parte), filosofi (ecco Voltaire), giuristi e statisti (Gladstone), storiografi (Muratori), italiani e stranieri come detto, che s’improvvisarono con successo lessicografi. C’è poi un fatto significativo. La prima edizione del Vocabolario fu pubblicata a Venezia, a conferma di un asse linguistico che nei fatti si era già realizzato. I tipografi veneziani, infatti, avevano già da tempo eliminato dalle loro stampe i tratti tipici del loro dialetto, che invece caratterizzavano i volumi pubblicati altrove.

Dalla fondazione dell’Accademia, i Cruscanti continuano ininterrotti il lavoro sul prezioso e sempre aggiornato tesoro lessicografico che il Vocabolario è destinato ad accogliere.

Infatti, trovandoci coinvolti in una spinta globalizzazione ed in presenza del multilinguismo, se un vocabolario appare come la registrazione dei tesori della lingua, l’utente dev’essere conscio che qualcosa di quel tesoro andrà in disuso e sarà sostituito da altri termini, in una creazione continua.

Questa è proprio la conferma data dalle cinque edizioni successive del Vocabolario del 1612, che fu fin dall’inizio e nel corso dei secoli riferimento di quanto di consimile si fece all’estero, in Francia , Spagna, Inghilterra e altrove da parte di Istituzioni allo scopo nate e modellate sui dettami della Crusca.

La ns. Ethel Serravalle effettua l’ultimo intervento ponendoci il problema di quanto di assurdo stia avvenendo nella ns. lingua corrente con l’avvento sempre più massiccio della donna nel mondo del lavoro. Alcuni termini, infatti, in genere relativi a professioni, sono nati maschili (giudice, magistrato, prefetto, sindaco, pretore, rettore, usciere, preside, etc.) ed un semplice articolo li pone al femminile per indicare il sesso della persona alla quale si riferiscono. Particolare indignazione mostra poi Ethel, parlando di se stessa, quando in occasione della prima riunione cui partecipava al Ministro, l’usciere ne annunciò l’ingresso chiamandola “il Sottosegretario”. Il poverello era, ahimé, nel giusto, in quanto, pur esistendo la parola femminile “segretaria”, per legge di Stato non esiste quella di “sottosegretaria di Stato”.  Tale termine, quindi, resterà imperituro, a meno dell’abrogazione di tale legge.

E’ questo uno dei semplici esempi di come la lingua si possa e debba modificare nel tempo con l’evoluzione dei costumi e con l’accettazione di quei termini che erano ritenuti neologismi, causando il fenomeno dell’orripilazione nei ns. insegnanti di classico degli anni 50 e 60 del secolo scorso.

Il moderatore, a questo punto, data l’ora inoltrata ed intuendo gli umori del pubblico (che, pur molto attento all’esposizione dei relatori, comincia ad esser preda dei morsi della fame), chiude la sessione ringraziando tutti gli intervenuti.

Si passa allora nella sala contigua ove è allestito un più che ricco buffet sul quale si fiondano tutti gli astanti senza tema di gerarchie e di appartenenze a scuole di pensiero o filologiche diverse.

Consumando il lauto pasto, un nutrito gruppo del Rotary Giardini, con infiltrazione di qualche membro della Società del Giardino (ma sempre di distese fiorite si tratta), discute saccentemente sugli argomenti della riunione e sui temi posti, traendo anche azzardate conclusioni sull’uso della ns. lingua corrente. Infatti, se:

  • Adescatore è uno che sa attrarre e convincere, Adescatrice è una donna di facili costumi;

  • Steward è un cameriere sull'aereo, Hostess è una donna di facili costumi;

  • Uomo generoso è un altruista; Donna generosa è una donna di facili costumi,

allora la conclusione che se ne può trarre è: “o c'è qualche problema nella lingua italiana, oppure ci sono in giro… un'infinità di donne di facili costumi!

Siamo stanchi e satolli: è meglio andare a casa …

Grazie Renato per la stupenda serata: abbiamo aggiunto una perla di sapere al nostro scibile.

Aldo Nicolosi