Cronaca della conviviale n. 10 del 25 febbraio 2013

Tema: "La Veneranda Fabbrica del Duomo, ieri e oggi"

Relatore: Prof. ing. Leone Corradi Dell’Acqua

la presentazione

 

Viste le premesse insite nell’odierna congiuntura metereoelettorale la serata di oggi - almeno per il grande pubblico - poteva anche risultare non proprio tra le più invoglianti. Il freddo e il flusso costante di numeri che andavano progressivamente consolidando i risultati delle elezioni politiche avrebbero, infatti, potuto distogliere l’attenzione dei più da un tema dal grande interesse cultural – artistico – storico – economico – architettonico (e anche – volendo – religioso), oltre che di estrema milanesità. Ma la selezionata platea degli intervenuti ha invece trovato pane e soddisfazione per i suoi neuroni.

L’inizio è quello di sempre, con il saluto di Luigi ai soci, ospiti e coniugi e poi i compleanni (Luce). Il Presidente ricorda quindi la gita di sabato prossimo a Cremona e il cambio di destinazione del viaggio di primavera che – al posto di Budapest – propone ora l’italica e rinascimentale Urbino.

Dopo la cena Luigi ricorda il progetto del Giardini che, con il sostegno del Distretto, potrebbe contribuire a finanziare il restauro di una guglia e passa la parola Gianpiero che presenta il nostro relatore. Una sintetica elencazione degli ampi e numerosi titoli accademici e professionali del prof. Corradi Dell’Acqua ci propone il nostro ospite come ingegnere, uomo di scienza delle costruzioni e consigliere dell’Istituto Lombardo di scienze e lettere.

Ma è anche uomo di ampie esperienze gestionali tra cui, per l’appunto, quella (decennale) di consigliere della Veneranda Fabbrica del Duomo. Nessuno quindi, meglio di lui, può illustrarci i diversi problemi tecnico gestionali (ma anche finanziari) ai quali la sua “Fabbrica” cerca di dare soluzione.

Un ingegnere di grande abilità comunicativa, che ancora chiama “calcolatore” l’aggeggio che ormai ci tiene costantemente collegati con il web e contiene tutte le nostre storie. Il messaggio più netto e per certi versi persino inquietante, ci viene passato con la prima “slide”. Nel titolo della sua presentazione, il Prof. Corradi ha riportato la data di fondazione della VFD (1386), ma ha intenzionalmente lasciato in bianco il secolo della sua fine. Ha infatti indicato solo il millennio entro la fine del quale probabilmente terminerà il futuro della Fabbrica ma – ha aggiunto - che forse è stato un po’ ottimista. E in questa sottolineatura stanno tutti i problemi che affliggono la nostra Cattedrale e che si sono fatti via via più cogenti. Si ricorderanno al proposito i grandi lavori di ristrutturazione e manutenzione straordinaria degli anni 70 e 80 che hanno tra l’altro ricostruito i pilastri del tiburio. Nonostante le apparenze, il Duomo è infatti una struttura piuttosto “debole”, bisognosa di continui interventi che le consentano di sopravvivere alle ingiurie dell’età.

Il progetto, nato oltre sei secoli fa per volere di Gian Galeazzo Visconti su un’area già parzialmente occupata da altre chiese oltre che dallo stesso palazzo visconteo, prevedeva la costruzione di una cattedrale che, nella Milano di allora, capitale del Ducato (e magari del regno nei vagheggiamenti del Duca), rivaleggiasse – anche per stile architettonico – con le grandi cattedrali d’oltralpe. In questi 600 anni è stato variamente rimaneggiato, soprattutto per quanto riguarda la facciata e le guglie. Inoltre, il gotico era nel frattempo diventato lo stile tipico delle chiese riformate, tanto che  alcune correnti di pensiero volevano riportare la cattedrale a un modello più “alla romana”.  Tra varie dispute e proposte si è giunti all’epoca Napoleonica che diede la svolta conclusiva al progetto, riportandolo a un gotico “economico” tale da consentire l’incoronazione dell’imperatore in una cornice adeguata. La soddisfazione di Napoleone per il lavoro compiuto in poco tempo si concretizzò così in un contributo finanziario che doveva essere permanente. Ora i soldi pubblici scarseggiano e difficilmente si potranno prevedere stanziamenti per interventi che non siano di natura strettamente straordinaria e inderogabile. La VFD ha invece bisogno di fondi anche per sostenere l’attività normale dell’ente.

Essa cura infatti la manutenzione ordinaria (degrado da inquinamento e da piccioni) e straordinaria del monumento (es. la facciata e la guglia maggiore), gestisce la “coltivazione” delle cave di Candoglia e dei cantieri marmisti.

È responsabile del funzionamento della Cattedrale (impianti, gestione del pubblico, la Nivola ecc.). Amministra un patrimonio culturale importante come il Museo del Duomo, la Cappella musicale e l’Archivio ecc.

I bisogni finanziari sono quindi rilevanti e il ricorso al sostegno dei privati è assolutamente decisivo. Solo avendo molte più risorse è infatti sperabile che la metafora comunemente usata a Milano per descrivere un’attività senza fine (lunga come la fabrica del Dom) rimanga attuale e non un ricordo riferito a qualcosa che non esiste più.

Le risposte alle domande da parte di Letizia Andreotti, Mazzoni e Galante hanno poi concluso la relazione del nostro ospite; il Presidente, ha quindi salutato tutti gli intervenuti e, dando l’appuntamento ai partecipanti alla gita cremonese, ha suonato la campana di “fine cantiere”.

Marco Tincati