Cronaca della conviviale n. 22 del 15 aprile 2013

Interclub con Gruppo tre

Tema:Polo Sud - andata e ritorno

Relatore: Petter Johannesen

 

Luigi Mercantini, tramite la piccola spigolatrice di Sapri, qualche anno fa disse: “Eran 300, eran giovani e forti e sono …andati”. Noi, invece, a conclusione della recente serata in Interclub del Milano Giardini possiamo dire: ” Eravam 200, eravam giovani (certamente di mente e di spirito), belli (non ombra di contestazione!) e forti (di mente e d’animo oltre ogni ragionevole dubbio) e siamo felicemente acculturati ” delle imprese degli eroi che si cimentarono, con fortune alterne, nella “ conquista del Polo Sud ”. E’ il DNA vivente del famoso Roald Amundsen, impersonato nel pro-nipote Petter Johannesen, il ns. ospite e relatore che è stato con noi per parlarci della mirabile impresa e del successo del suo avo, e della tragedia dell’antagonista Scott, conclusasi purtroppo con la morte, quasi sul filo di lana, dei membri della sua spedizione.

Siamo ben cinque Club del Gruppo 3 (Giardini, MI Sud Ovest, MI Manzoni Studium, MI Brera,  MI Est) ed il  Milano Ovest , con la presenza del Past-Governor Carlo Ravizza e l’Assistente del Governatore Nazareno Pettinari, a riempire la simil-imperiale sala ricevimenti del Westin Palace, per ascoltare il racconto dell’impresa e vederne immagini e  filmati con i commenti di chi si è anche cimentato in diversi viaggi in Artide ed Antartide, tentando anche il passaggio dello Stretto di Bering con un gruppo di mezzi cingolati allo scopo costruiti da IVECO.

La sala è uno spettacolo, con più di 20 tavoli da 10 posti pieni di commensali, due schermi per la visione delle immagini e filmati, i labari dei Club, le bandiere di rito (tra le quali abbiamo inserito anche quella della Norvegia in onore dello speaker).

Alle 20.15 è tutto pronto per il grande inizio, secondo il più ortodosso protocollo rotariano. Il Presidente Colombo, primus inter pares tra i colleghi dei Club intervenuti, siede al tavolo centrale e da lì, novello Kronos, batte i tempi: in meno di 5 minuti espleta saluti e ringraziamenti ai convenuti, alle autorità ed ospiti al suo tavolo, ai Presidenti dei Club (rotarianamente da protocollo  tutti assisi nel vicino tavolo) ed introduce il relatore. Questi, ricco di un prestigioso curriculum, è, al contempo, Commendatore e Cavaliere della ns. Repubblica, attuale Console di Namibia, Rappresentante italiano della Akers norvegese (maggiore costruttore al mondo di piattaforme off-shore per l’estrazione dell’oro nero).

Il Console, quindi, inizia il suo intervento col denunziarsi un po’ “malconcio” a causa della rottura recente del menisco e dell’essere in attesa di ricucitura dello stesso. Solido, comunque, nello stare in piedi durante i 45’ di dissertazione e rivolgendosi simpaticamente agli intervenuti, ci racconta dell’impresa dell’Avo, facendo anche scorrere delle immagini d’epoca sugli schermi.

Per arrivare in Antartide Amundsen aveva navigato con la nave Framm (“Avanti” in norvegese), costruita appositamente allo scopo ed utilizzata successivamente con successo anche da Fridjof  Nansen, altro grande esploratore norvegese. Le sue caratteristiche erano state concepite proprio per affrontare le distese ghiacciate polari: struttura arrotondata, elica e timone retrattili, motore ausiliario che Amundsen rese ancora più potente garantendogli anche maggiore autonomia. Prima di iniziare il lungo viaggio dalla sua stazione base al Polo, il grande esploratore si esercitò all’impresa per molti mesi, vivendo con i suoi in una casa prefabbricata (la prima della storia), predisposta in Norvegia ed assemblata nella terra d’arrivo con spazi adeguati per tutte le attività complementari all’impresa (laboratorio, fureria, dormitori, cucina, sala giochi, etc.). Al di fuori un recinto con capanne ospitava i cani da slitta ed un altro recinto proteggeva un imponente parallelepipedo di corpi di foche surgelate, necessario alla nutrizione degli animali ed all’approvvigionamento del grasso.

La traversata sui ghiacci iniziò l’8 settembre 1911 con sette compagni e 86 cani. Il gruppo si divise il 20 ottobre. Tre esplorarono la Terra di Edoardo VII mentre Amundsen e altri tre proseguirono verso l’ambita meta, il Polo Sud, conquistandola. Il Polo Sud, un’enorme distesa piatta senza alcuna irregolarità,  con una temperatura che varia dai 20° agli 80° sotto lo zero centigrado, feroci venti che spirano anche a 300 km/h, ove il Sole gira attorno all’orizzonte praticamente sempre alla stessa altezza e splende e scalda nelle sole giornate di sereno estivo. Queste furono le condizioni meteo con le quali Roald Amundsen  raggiunse il Polo: nessuno era mai arrivato laggiù, nessuno aveva mai visto quel cielo. Accadeva il 14 dicembre 2011 ed il norvegese batteva l’inglese Robert Scott anche lui impegnato in quei giorni nell’ardua impresa. Amundsen aveva attraversato l’Antartide, ancora inviolata, percorrendo 2.800 chilometri in 99 giorni alla velocità media di 27 chilometri al giorno all’andata e 37 al ritorno.  

Amundsen aveva 39 anni ma vinse arrivando per primo precedendo Scott di qualche settimana. La scelta vincente del Norvegese, oltre ad un addestramento e preparazione meticolosa, fu mettere gli uomini sugli sci e far trainare le slitte dai cani. Scott e il suo equipaggio, invece, pur usufruendo di fondi notevoli messi a disposizione da varie istituzioni inglesi, con mezzi cingolati (già inutilizzabili alla partenza dal campo base), cavalli da tiro per le slitte (la biada finì presto) e forti di un’ottima preparazione militare, rimasero prigionieri dei ghiacci e tutti trovarono la morte. Di loro restano solo diari pieni di strazio e disperazione.

 Ma la fortuna a un certo punto della vita abbandonò Amundsen e quando nel 1928 volava in soccorso dell’amico Umberto Nobile prigioniero nella tenda rossa al Polo Nord, il suo aereo scomparve nel nulla e di lui, l’uomo dallo sguardo di ghiaccio, rimase solo l’imperituro mito.

Alle 21.00, con cronometrica precisione, il Relatore termina il suo discorso tra scroscianti applausi, preludio anche di un’ottima cena che si è adeguatamente complementata al ricco aperitivo d’accoglienza.

Alle 22.00 (rigidi i tempi del protocollo rotariano) il ns. Luigi ridà la parola al Console, che riprende il filo del suo discorso parlandoci di Scott e facendo scorrere un breve filmato dell’epoca della BBC con i tratti salienti della sfortunata spedizione. Quasi ridiamo nel vedere i cingolati scendere dalla nave appoggio e bloccarsi (uno cadde addirittura in mare), i cavalli frisoni tirare le slitte cariche di vettovaglie e biada. Il tutto non durò a lungo.

Morti e divorati i cavalli, le slitte furono trainate a spalla dai componenti la spedizione, che man mano morivano lungo la strada del ritorno. I pochi superstiti, appena tre con Scott, rotti dalla fatica, dal freddo, con viso e mani ustionate e pieni di croste e vesciche, morirono assiderarti dentro una tenda sferzata da un furioso vento. Scott fu l’ultimo a morire, con la penna in mano, scrivendo il suo ultimo messaggio “ Dio abbia pietà di noi e delle ns. famiglie …” e così fu trovato, a soli 16 km. dal suo campo base, da una spedizione cilena dopo sei mesi.

Terminando con il rimarcare l’importanza del Polo Sud quale termometro della vita del pianeta in cui viviamo e dell’impegno delle Nazioni a non procedere al suo sfruttamento per non turbarne l’equilibrio, il Relatore conclude con l’affermare che l’Antartide rimane luogo di studio e di ricerca grazie ai laboratori ivi creati e che l’Italia è tra le nazioni più presenti con la sue basi che ospitano stabilmente tecnici di CNR ed ENEA.

Alle 22.20 c’è soltanto tempo per le domande dell’auditorio, per giungere alle 22.30 alla conclusione. Il Past-Governor, per l’improvvisa assenza del Governatore Milanesi, ringrazia a suo nome il Relatore e gli intervenuti ed al magico tocco della campana si conclude una serata passata nell’interesse nei numerosi presenti all’avvincente racconto di Petter Johannesen.

Che fatica! Non è stato semplice organizzare e portare al successo il tutto. Abbiamo anche supplito alla mancanza della Luisella con l’aiuto della Sig.ra Patrizia, introdottaci da Luigi Luce a sua sostituzione (temporanea). Grazie a Luigi Colombo , a Nazareno Pettinari, a Roberto Razeto (un po’ anche al sottoscritto) se possiamo voltare pagina asserendo che abbiamo avuto come Club una serata di successo.

Aldo Nicolosi