Cronaca della conviviale n. 24 del 26 Marzo 2012

Interclub con Milano Brera, Cà Granda, Est, Giardini, Sud Ovest

Tema: Innovazione e internazionalizzazione – le due leve per la competitività

Relatore: Cav. Benito Benedini

 

Si sa che quando le cose vanno bene pochi parlano perché c’e poco da dire e quasi niente da criticare. Al contrario in situazioni congiunturali e di crisi tutti parlano, quasi tutti criticano e pochi dicono veramente qualcosa. Mai come oggi abbiamo infatti assistito al proliferare di soloni che - a tutti i livelli - non si lasciano sfuggire l’occasione per sviluppare facili analisi ed esprimere giudizi sommari.

L’occasione della conviviale di questa sera di ascoltare qualcuno che – al contrario di tanti “tronisti” - se ne capisce veramente di sviluppo e competitività era quindi assolutamente da non perdere. Organizzata in interclub con i club del Gruppo3, ha come relatore una personalità ben nota alla Milano che conta, ma anche a tutto il mondo industriale e finanziario italiano (e non solo) e che ha al suo attivo una lunghissima esperienza di gestione aziendale. Tanto nota e attrattiva da far registrare il tutto esaurito, pur in un contesto fortemente esigente quale e’ quello dei numerosi soci dei club rotariani affluenti.

Un po’ diplomatico e un po’ pragmatico, un po’ manager di livello internazionale e un po’ simpaticamente “cumenda”, il cav. Benito Bendini, d’ora in avanti solo Benito come impone la creanza rotariana, non è certo un generale da scrivania; è piuttosto un Patton da prima linea, il cui medagliere riporta innumerevoli vittorie sui mercati nazionali e internazionali e la lucida esposizione di questa sera ne conferma – se mai ce ne fosse stato bisogno - anche le doti di ottimo comunicatore e incisivo conferenziere.

Questa sera Benito ha infatti voluto anticipare agli amici rotariani i risultati di una ricerca recentemente sviluppata dalla federazione dei Cavalieri del Lavoro (di cui è Presidente) e che sarà prossimamente presentata ufficialmente a stampa e governo.

Apre la serata Giorgio Stella, presidente del Milano Sud Ovest, che onora le bandiere secondo la più tradizionale liturgia rotariana; quindi saluta i colleghi Presidenti e le altre autorità rotariane, il Presidente del circolo Volta (dott. Micheli) che ci ospita, le signore e tutti gli ospiti (tra i quali il Mons. Testore, parroco di San Marco).

Poi la cena, ottima, ma che ha consumato molto più del tempo disponibile, tanto da richiedere – con decisione alquanto impopolare ma accettata anche in questo caso di buon grado da tutti gli aventi diritto – di ritardare il godimento della sospirata Sacher.

Stella presenta formalmente Benito, leggendone il lungo e articolato curriculum e dando in tal modo il via alla parte non ludica (come ha voluto lui stesso precisare) della serata.

Il nostro relatore inizia salutando tutti i convenuti e rendendo galantemente omaggio alle signore (non per niente è cavaliere). Un paio di battute per scaldare la platea preludono a una breve ma accorata presentazione dei Cavalieri del Lavoro, organizzazione nata nel 1901 e quindi più anziana (ma si capisce che vorrebbe dire, anche se non dice, più blasonata) dei Cavalieri della Repubblica.

Passa poi a presentare i risultati dell’analisi sulla competitività dell’economia italiana, svolta per l’appunto dai Cavalieri del Lavoro attraverso un panel di aziende a loro referenti e che, come tiene a ribadire, sono assolutamente vere, concrete e pienamente operanti nel contesto economico nazionale e internazionale: quindi non uno studio a tavolino ma uno spaccato di vita (aziendale) realmente vissuta.

In estrema sintesi, il risultato di questo studio è che “non si può più competere sulla quantità ma solo sulla qualità dei prodotti e dei servizi offerti”. Il mondo cambia più velocemente e in maniera più profonda di quanto possiamo normalmente accorgerci.

Oltre alla qualità il nostro Paese deve sviluppare un altro punto di forza tipico della competitività internazionale e che riguarda la conoscenza e rappresentatività del brand aziendale. Come non considerare infatti il ”made in Italy” che tanto ha differenziato i prodotti italiani sui mercati di tutto il mondo. Quindi, ancora, sono parimenti importanti per ottenere il successo competitivo, la qualità del capitale umano e la capacità d’innovazione (di prodotto e di processo).

Colpisce invece, tra i punti critici dai quali guardarsi, la scarsa importanza assegnata dai nostri imprenditori al tanto discusso costo del lavoro. Fatto curioso visto il particolare momento di polemica politica che stiamo attualmente vivendo. Ma Benito tiene a ribadire questo concetto svelandoci che le imprese italiane di successo non sono seconde a nessuno in termini di produttività ed efficienza. A questo proposito ricorda poi come, nell’ambito dei costi di produzione, l’Italia debba piuttosto pagare alti tributi in termini di maggiori costi energetici derivanti dalle scelte passate (nucleare) e di costi distributivi per i ritardi cumulati sulle infrastrutture (TAV ecc). Molto preoccupante è poi la mancanza di liquidità che affligge il nostro sistema economico in seguito alla restrizione del credito e che, nonostante le smentite da parte di alcuni, è purtroppo molto diffusa e rappresenta un forte handicap per le nostre aziende.

Indispensabile al conseguimento del successo competitivo è poi, per i nostri cavalieri-imprenditori, la possibilità di radicarsi fortemente all’estero, aprendo e sviluppando in tal modo nuovi mercati: questioni che per troppo tempo sono state trascurate dalla nostra politica di sviluppo economico (con flop storici come l’ ICI) ma che stanno per fortuna tornando all’attenzione del governo e per le quali e’ quindi lecito sperare migliori fortune.

Infine gli ultimi due gravi vincoli purtroppo storici per il nostro paese e che non bisogna mai stancarsi di ricordare e denunciare: l’evasione fiscale e la corruzione.

Una bella sintesi delle luci e delle ombre che caratterizzano il nostro sistema produttivo e che contengono utili indicazioni e suggerimenti per chi voglia effettivamente contribuire allo sviluppo del sistema Italia.

Poi il question time, con tantissime domande da parte di una platea attenta che partecipa attivamente agli spunti che le sono stati offerti. Domande non facili alle quali Benito ha dato risposte concrete e realistiche ma mai prive di speranza ed entusiasmo.

L’atmosfera si addolcisce poi con la distribuzione della Sacher, che ci appare come una metafora del premio che seguirà i sacrifici economici ancora da sopportare se è vero - come dice il nostro cav. - che non siamo neanche alla metà del guado.

Un calorosissimo applauso chiude poi a tarda ora, con il rituale tocco di campana, una serata veramente da ricordare.

Marco Tincati