Cronaca della conviviale n. 27 del 16 aprile 2012

Tema: Viaggio nella Milano napoleonica 1796 – 1814

Relatori: dott. Marco Baratto

 

Serata iniziata con un prolungamento della consuetudine dell’aperitivo così da consentire al Console generale di Francia – com’era stato ampiamente preannunciato - di raggiungerci per questa serata commemorativa della grandeur napoleonica in salsa milanese.

Sandro aveva già (si fa per dire) indossato la feluca di prammatica quando, purtrDescrizione: 800px-Bicorne_hat_Ecole_Polytechnique.jpgoppo, arriva la notizia della mancata partecipazione del console in seguito a sopraggiunti impegni di rappresentanza. Ma il nostro Presidente non è tipo da scoraggiarsi e, dopo i saluti agli altri ospiti, da comunque il via alla cena la quale, forse per evitare fin troppo scontati riferimenti alla cuisine d’oltralpe, prevedeva un menù assolutamente italiano e mediterraneo con minestra di ceci, pesce spada ecc.

Dopo il caffè Sandro riprende la parola per presentare il nostro relatore. Ampio curriculum di storico e, in particolare, di profondo conoscitore delle vicende napoleoniche, il dott. Baratto non teme certo di apparire come sfegatato fan dell’imperatore: con grande capacità evocativa ed evidente competenza, ci proietta nella Milano di allora, narrandoci per l’appunto, delle prime giornate di quello che, da lì a pochi anni, sarebbe diventato il regno d’Italia (con tanto di corona ferrea e dichiarazione “Dio me l’ha data ecc.”, frase che – aggiungiamo noi –  il neo re non avrebbe mai pensato sarebbe risultata assolutamente profetica di tanti riferimenti alle poltrone di tanti politici italiani di un paio di secoli dopo).

In effetti, Napoleone, Milano la bazzicava appunto sin dal maggio 1796 qDescrizione: 800px-Myrbach-Battle_of_Lodi.jpguando, dopo la vittoria della battaglia del ponte di Lodi, gli austriaci dovettero lasciare la città ai francesi e le sue truppe entrarono trionfanti da Porta Romana. Trovarono una città che non si aspettavano e che, anche grazie agli Asburgo, appariva moderna e ben governata. Una città dove i protagonisti dell’illuminismo lombardo (Verri, Beccaria ecc) stavano sviluppando le teorie dell’Europa più avanzata. D’altronde i francesi arrivavano da una Parigi – quella di Luigi XVI- sicuramente più cadente e squassata della Milano di allora (si pensi solo al momento di fioritura del neoclassicismo che la nostra città stava vivendo con il Piermarini, antesignano degli archistar di oggi).

Milano piacque molto al nostro imperatore che l’avrebbe voluta come una delle capitali europee di riferimento (insieme a Parigi e Francoforte), al contrario di Roma che non gli piaceva per nulla (sicuramente anche per la presenza del papa).

Con lui Milano respirò un’atmosfera di grandi cambiamenti culturali e urbanistici: per prima cosa il progetto di trasformazione dell’area di Foro Bonaparte, che doveva diventare il nuovo quartiere direzionale del nascente regno; poi la strada del Sempione, che avrebbe dovuto collegare Milano con Parigi, con i rispettivi archi di trionfo e che - si dice - sarebbero stati posti sullo stesso asse. Per non scordarci delle iniziative culturali come la fondazione dell’Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere (che il nostro Gianpiero Sironi ben conosce) o la pinacoteca di Brera (che il Gran Corso volle un po’ a immagine e somiglianza del Louvre).

Poi il Descrizione: primotricolore.jpgnostro ospite ci racconta altri interessanti aneddoti, come la prima comparsa del tricolore italiano (allora ancora solo vessillo militare), consegnato il 7 novembre 1796, in Piazza del Duomo a Milano, dallo stesso Bonaparte alla Compagnia Cacciatori a cavallo della Legione Lombarda e poi portato alla Battaglia di Arcole, il 16 novembre 1796.

Infine il momento delle domande tra le quali la più gettonata, ripetutamente proposta all’attenzione del nostro ospite da Bertolotti, Verdirame e altri, riguardava la secolare polemica delle opere d’arte “trasferite” da Napoleone al Louvre. Qui il dott. Baratto lascia trapelare la sua partigianeria con una critica molto benevola al “suo” Imperatore,  motivando questi “trasferimenti” soprattutto con laDescrizione: 800px-I_cavalli_bronzei_di_san_Marco_vengono_inviati_in_Francia.jpg guerra in atto e la sudditanza di fatto dell’Italia; senza per altro dimenticare l’uso per cui, allora, appariva abbastanza normale che alcune potenze (più potenti di altri), spogliassero regolarmente i paesi meno attenti al loro patrimonio artistico (come in occasione della campagna d’Egitto o dei saccheggi perpetuati in Grecia, quasi in gara con gli inglesi di lord Elgin).

Bella e interessante serata che si potrebbe ripetere rievocando magari altri periodi storici, dove popoli diversi sono stati, per fortuna o per forza, protagonisti della nostra città: oltre alla Milano napoleonica ci sarebbero infatti da “visitare” la romana, quella asburgica o la spagnola…

Per ora ci accommiatiamo dal nostro ospite con l’invito da parte sua a partecipare a uno dei prossimi tour che abitualmente organizza per visitare i punti d’interesse della Milano francese. Commiato che non può per altro concludersi senza il rituale dono del fenion del Giardini al quale Sandro ha associato – vista la particolarità dell’argomento di questa sera – anche una copia del libro recentemente curato dal nostro Toti proprio su Napoleone e che, come si suol dire, cadeva assolutamente a fagiolo. 

Marco Tincati