Cronaca della conviviale n. 15 del 16 gennaio 2012

Tema: Trust”

Relatori: avv. Marco Bonalanza 

 

Meteorologicamente parlando quella di oggi è stata una serata un po’ particolare . Si respirava infatti un aria retrò, di quelle che a Milano, almeno secondo i luoghi comuni più sfruttati, non ci sono più.

Nebbia e un freddo “bisso” che fa fumare il fiato mentre ci si appropinqua, intabarrati, verso il nostro Hotel. E sì perché, fra tutte le novità della settimana appena conclusasi, il derby (che almeno ha fatto felici il 50% statistico degli interessati) il naufragio di un transatlantico, il downgrading di mezza Europa, gli scioperi dei taxi, e gli andamenti di borsa (avvenimenti che invece non hanno fatto felici proprio nessuno), oggi era anche il primo giorno di funzionamento dell’amata quanto vituperata Area C.

Certo che se i primi giorni del gennaio del 2012 si presentano così allora, per il prossimo Dicembre, le previsioni dei Maya ci sembreranno rose e fiori.

Ma siamo ottimisti! In fondo la congestion charge ha indotto alcuni di noi a considerare una bella passeggiata in centro, risparmiando 5 euro che, visti i tempi, possono sempre far comodo.

Poi, per fortuna, c’erano sempre ad aspettarci la luce, il tepore (e il prosecco) della nostra seconda conviviale dell’anno solare.

La serata inizia con diversi rotariani, velati da un sottile strato di brina in rapido dissolvimento, che si accalcano al buffet. I più ostentando dotti pareri sugli avvenimenti di cui sopra ma, in realtà, cercando di reperire la loro dose vitale di calorie dalle tartine dell’aperitivo.

Sandro, reduce dal Consiglio, interrompe d’imperio il brusio anteprandiale con il rituale tocco di campana e saluta tutti i convenuti e le (purtroppo una sola, la Signora Andreotti) convenute.

Dopo la cena il Presidente ci presenta il relatore, giovane avvocato dall’importante curriculum internazionale, sia per formazione che per esperienza lavorativa, nonché rotariano del Castello.

Molto bravo a rendere facile e interessante un argomento che ha una profonda e complessa natura tecnico-giuridica, inizia la sua relazione con un colorito aneddoto sulla nascita del trust come strumento di gestione dei patrimoni.

Infatti, i primi trust sono stati creati in Inghilterra nientedimeno che in occasione delle crociate, quando i possidenti partivano per un incerto futuro e dovevano assicurarsi che i propri beni non andassero distrutti o dilapidati. Per questo se ne spogliavano attraverso la cartolarizzazione del diritto di proprietà che – già nel mondo anglosassone di allora – si basava non tanto su concetti di proprietà assoluta quanto di prevalenza dell’interesse.

Da allora è cambiato molto soprattutto per i crociati, che oggigiorno sono rimasti in numero assolutamente trascurabile, ma il concetto di base è rimasto intatto.

In estrema sintesi il trust costituisce un contratto di spoliazione a termine, secondo il quale il proprietario consegna il titolo di proprietà a taluno affinché lo curi al meglio per un determinato tempo e lo consegni infine – con i frutti – alle persone designate.

Inoltre, pur essendo basato su principi tipici della common law, è stato (più o meno forzatamente) accettato anche da altri paesi europei- tra cui l’Italia – in seguito all’applicazione degli accordi dell’Aja.

Tralasciamo qui tutti i riferimenti fatti dal nostro dotto ospite in merito a come questo strumento possa essere utilmente impiegato per risolvere problemi legati alla privacy, alla responsabilità patrimoniale degli amministratori, alle successioni, ai progetti di buy out, di M&A e di tax planning.

Aspetti che diventano tanto più utili in proporzione alla maggiore complessità patrimoniale o gestionale del disponente (settlor).

Ma si pensi anche (e forse soprattutto) al ricorso al trust come mezzo per gestire efficacemente programmi di assistenza sociale, appalti pubblici, e project finacing.

Alla fine della relazione, diverse domande da parte di Caponeri, Verdirame, Turzi e altri. A tutti il nostro avvocato ha dato risposte esaustive, tranne che a una (forse perché nessuno gliela ha posta esplicitamente, anche se a tanti è venuta maliziosamente in mente): se il trust, ideato dai crociati intorno al 13° secolo, ha avuto l’evoluzione e lo sviluppo internazionale che questa sera abbiamo potuto apprezzare, che dire di un’altra invenzione coeva, molto più materiale ma pur sempre frutto dell’ingegno dei santi cavalieri preoccupati di proteggere la fedeltà delle loro consorti messa a dura prova dalla prolungata lontananza? Forse sarà più arduo trovare un esperto relatore su questo tema, ma non si può mai dire…..

Marco Tincati