Cronaca della conviviale n.19 del 13 febbraio 2012

Tema: Investire in aziende italiane: opportunità e difficoltà

Relatori: Dott. Carlo Mammola

La presentazione

 

Difficile, molto difficile parlare di finanza di questi tempi. Da quando la crisi dei mercati si è sviluppata svelando tutta la sua preoccupante dimensione, è innegabile che la tendenza più diffusa tra la gente comune sia di profonda avversione verso la tecnocrazia finanziaria. Una forza oscura che sembra distruggere la ricchezza di mezzo mondo, per poi concentrare altissimi guadagni tra pochissimi – che una volta erano per lo più nani (ma la statura media si sta alzando anche tra loro) e zurighesi (ma anche qui la globalizzazione ha di molto contribuito ad abbattere le barriere geografiche) - i quali si stanno smodatamente arricchendo a spese di tutti.

Per non parlare poi dei tagli di rating che hanno di nuovo interessato il nostro paese, nonostante gli sforzi e i compiti a casa che stiamo ancora facendo. Insomma, l’idea che il complotto tecno-pluto-accademico-teutonico e la finanza da esso generata, sia alla base della politica di questi mesi (e all’origine di quasi tutti i nostri guai), è sicuramente molto diffusa. Se poi intendiamo parlare di finanza come strumento per investire specificamente nel capitale delle aziende italiane, allora la difficoltà del compito sfiora persino la temerarietà.

Certo la platea del Giardini, è per lo più, composta da professionisti (e professori) che non si lasciano facilmente irretire da luoghi comuni, ma non si può comunque dire che il sentiment fosse dei migliori. Anche perché, di questi tempi – chi più e chi meno e in maniera confessata o no – un po’ di penne ce l’abbiamo lasciate in tanti.

Ma non sono questi i problemi che possono intimorire l’ospite della serata, iniziata – al solito – con l’aperitivo e il benvenuto di Sandro. Dopo cena, preceduto da una breve presentazione del Presidente che ne ha ricordato il notevole spessore professionale e accademico, il nostro relatore prende la parola vincendo senza indugi le solite ritrosie del microfono.

E’ subito chiaro a tutti la profonda conoscenza in materia e l’ottima dialettica padroneggiata dal Dott. Mammola; con l’ausilio di alcune slides, ci propone una fotografia della struttura finanziaria delle imprese italiane alquanto impressionante. Forse le caratteristiche “non proprio avanzate” della nostra finanza aziendale erano già conosciute, ma la sintesi espressa con estrema chiarezza dal nostro amico ha avuto un impatto per molti versi comunque sconcertante. Che sia per la dimensione media e la polverizzazione del nostro comparto produttivo, piuttosto che per un azionariato spesso famigliare e con scarsa propensione all’investimento oppure, ancora, per la limitata dimensione e valore della borsa italiana, certo è che la difficoltà di approvvigionamento di capitali delle nostre aziende rappresenta, in effetti, da decenni un freno non trascurabile allo sviluppo economico. Sviluppo, senza il quale, il risanamento del Paese resta una missione impossibile.

Nella seconda parte della relazione – dedicata finalmente all’opportunità - il Dott. Mammola ci illustra uno strumento di reperimento di capitale aziendale assolutamente innovativo per l’Italia e del quale lui, insieme con altri illustri esponenti del panorama economico e finanziario nazionale, è stato promotore e fondatore.

Partendo dalle difficoltà oggettive che ostacolano il percorso di quotazione in borsa di molte aziende meritevoli di immatricolazione, ma non sufficientemente staffate per affrontare le complessità di questa scelta, il gruppo del quale il nostro relatore fa parte, ha sviluppato l’idea (già presente all’estero) delle SPAC. Si tratta di aziende specificamente fondate per quotarsi, e acquisire poi partecipazioni in altre società con le quali poi fondersi. Il risultato finale è che la società incorporata si trova così quotata, senza attraversare le difficoltà di cui abbiamo parlato. La loro prima SPAC sta debuttando proprio in questi giorni e l’augurio di tutti, borsa compresa, è che si tratti di un esempio seguito da molti.

Dopo la relazione, il consueto questions time con alcune domande da parte del Presidente, di Turzi e di altri.

Quindi, un po’ riconciliati con banche, credit crunch, nani zurighesi, società di rating, professori di economia e di finanza, (e celebrato nascostamente un veloce scongiuro, di quelli che si facevano da studente, per ingraziarsi un destino finanziario che mai è apparso tanto cinico e baro), il suono della campana di Sandro pone fine alla serata e ci da l’arrivederci al prossimo Lunedì.

Marco Tincati