Cronaca del caminetto del 10 ottobre 2011

 

Se è vero che la fortuna aiuta gli audaci, allora il nostro Antonino di coraggio deve averne da vendere. Eh sì perché se pensiamo che la notte prima del caminetto, Milano è stata sconvolta da uno di quei temporali tropicali che ormai caratterizzano le nostre estati e che, la mattina dopo, ci siamo svegliati sotto una pioggia battente, tutto faceva presagire una giornata a base di ombrelli e caldarroste fuori stagione. Invece, magia dell’audacia, mentre ci avvicinavamo (discutendo con le mogli preoccupatissime delle scarpe e del parrucchiere, per cui avrebbero preteso di passare direttamente dalla macchina al salotto di casa Verdirame) il sole è spuntato, dapprima timidamente tra le nuvole, per poi consolidarsi in una splendida giornata primaverile.

Arriviamo così al cancello del “paradiso” (e vedremo che il termine è quanto mai appropriato, e non solo per la magnificenza della location), dove siamo stati accolti dal servizio d’ordine e di parcheggio attentamente predisposto dal nostro ospite.

Pochi passi e siamo sul prato antistante la cascina ad ammirare la bella collezione di sculture moderne (ma nel contempo anche arcaiche e primordiali) di Giovanni Canu,
“sardo per eccellenza” , come ci avrebbe più tardi commentato lo stesso Antonino.
La cornice era – neanche a dirlo – splendida e curata in ogni minimo particolare. E qui, anche se Etta e Nino ostentavano una calma olimpica nel ricevere i numerosissimi ospiti, si potevano chiaramente cogliere le tracce dell’impegno e del lavoro che era stato profuso per allestire il tutto.

Seguendo l’istinto primordiale che richiama il gregge all’abbeveraggio, saliamo le scale per raggiungere - tra fughe di sale arredate con grande gusto, in un piacevole contrasto di classico e moderno - la balconata del primo piano, dove i più accorti stavano già sollazzandosi tra bicchieri di bollicine, salame, frittini, ecc.

In un’atmosfera gioiosa e di grande familiarità, incontriamo gli amici di sempre, e approfittiamo pienamente della bella occasione di poter stare insieme.

Poi, al culmine dell’apoteosi del rinfresco, una curiosa e inaspettata presenza “inquieta” qualcuno colto alla sprovvista dalla fantasia organizzativa di Antonino. Una coppia di angeli, algidi e muti, si aggira tra i commensali generando una perplessa curiosità. Anche se i più se ne fanno subito una ragione e – dopo un attimo di turbamento- tornano a dedicarsi ai salatini, l’angelica presenza inizia poco a poco a svelare quanto escogitato più tardi dal nostro padrone di casa per allietare il pomeriggio.

Ma prima bisogna onorare la mensa, che è stata accortamente preparata sotto il portico della “cascina”. Lo spazio dove una volta si riponevano le macchine e gli attrezzi agricoli e le galline razzolavano inconsapevoli dell’approssimarsi delle feste (ma il riferimento con la funesta situazione economica generale è puramente casuale e istantaneamente abbandonato), è ora è ora diventato uno splendido porticato che ci ripara dalle possibili bizzarrie meteorologiche.

In un crescendo di eccitazione dei succhi gastrici (niente di diverso dalla più triviale acquolina), prendiamo tutti posto ai tavoli ben apparecchiati lanciando, nel contempo, occhiate golose ai piatti di antipasti che ci aspettano al buffet.
Prima di soddisfare la pancia è però doveroso un ringraziamento ai padroni di casa e il Presidente (non c’è la campana ma facciamo finta) prende la parola per trasmettere a tutta la famiglia Verdirame il nostro riconoscente apprezzamento per la splendida ospitalità.

Subito dopo, per non rischiare di commuoverci, ci siamo messi in fila a richiamare l’attenzione dei simpatici e solerti camerieri che si sono prodigati a servire
celermente e con professionalità una profusione di ottime delikatessen. Il pranzo prosegue con gli ospiti (soprattutto le mogli, ma non solo loro) che saltabeccano da un tavolo all’altro per non perdersi neanche un “chatting”.

Quando, ormai satolli, iniziavamo a cedere ai fascini digestivi indotti – “ad abundatiam” – da un ondoso risotto cotto perfettamente al dente, Antonino ci ha riportato alla realtà del saggio motto “mens sana in corpore ripieno”.

Dopo lo stomaco è infatti il momento di nutrire lo spirito e, allora, tutti a prendere posto nel teatro improvvisato sul prato.

Una colonna sonora di grande effetto scenico accompagna la rappresentazione di un gruppo di attori che ha interpretato, in maniera assolutamente moderna e innovativa, alcuni spunti dell’opera principe di Milton. Qui finalmente si spiega la presenza degli angeli, i quali evidentemente non ancora soggetti alle lusinghe di Lucifero avevano ancora
le ali. In una sequenza di quadri mimici di ampio potere evocativo, espressa in un contesto narrativo di estrema essenzialità (ndr: non ho ben capito neanch’io cosa intendessi realmente dire con questa frase, ma bisogna riconoscere che sembra proprio un’osservazione da critico impegnato), gli attori hanno messo in scena un vero e proprio “teatro del silenzio”.
Questo tema verrà molto ben illustrato dalle riflessioni fatte da Antonino a valle della rappresentazione, secondo le quali, ….“guardando la gestualità di questi attori, le pose e
gli sguardi avete sentito quasi un grido contro il fiume di parole che ci sommerge”…
La narrazione prosegue con diversi “scatti fotografici”, tra l’onirico e il surreale e giunge sino al momento in cui, fatta la scelta di seguire Satana, gli angeli perdono le loro ali e le abbandonano mestamente a terra.
A questo punto Antonino ci stimola con le belle riflessioni, cui abbiamo già accennato in precedenza; ed è attraverso le sue considerazioni, così ben sintetizzate dalla citazione del celebre verso di Neruda: … la parola è un’ala del silenzio…, che si collegano i due eventi tema della giornata .

Infatti, sia le sculture che il teatro dei mimi hanno in comune un silenzio pieno di parole,
evidentemente non dette, ma non per questo meno udibili.

Tutti argomenti belli e suggestivi che, come d’uso nelle serate culturali, devono preludere a un ripristino degli zuccheri.

E qui le cucine della cascina non ci hanno certo deluso, offrendoci, ancora una volta, prova della loro maestria. A questo proposito Etta non lascia trapelare nulla ma voci ben informate confermano che - senza ombra di dubbio - la vera unica regista dei fornelli è sempre lei, dagli antipasti ai dessert.

Inizia poi la liturgia dei saluti e dei ringraziamenti ai nostri cari ospiti. Con l’occasione vorremmo ricordare loro quanto già sicuramente sanno: Milton, oltre al “Paradiso perduto”, ha scritto un altro, forse meno noto poema, la cui rappresentazione sarebbe però un altro successone. Si tratta del “Paradiso riconquistato”, dove – ca va sans dire – il Paradiso non può essere che – ancora una volta - la bella Cascina Lodosa : a buon intenditor…

Uscendo, ancora un momento di sana invidia per l’ennesimo bell’oggetto di casa Verdirame che fa bella mostra di sé a lato dell’ingresso: la sua meravigliosa MG storica, che Antonino ci mostra con giusto orgoglio.

Forse non avrà il fascino culturale delle altre sculture, ma rimane pur sempre una splendida opera d’arte.

 Marco Tincati

PS: giusto per concludere – come abbiamo iniziato - sulla fortuna. Tornati a Milano, dove la buona sorte meteorologica di Antonino non giungeva più, ci siamo presi la nostra bella dose di pioggia. Un po’ d’acqua che non è però riuscita a lavare il ricordo della bella giornata trascorsa dai Verdirame.