Cronaca della conviviale n. 11 dell'8 novembre 2010

 

Tema: Cellule staminali verso la sperimentazione clinica:speranze e problemi

Relatore: prof. Giulio Cossu

 

Che i pizzoccheri costituiscano un piatto usualmente considerato più adatto a sostenere il fabbisogno energetico di una marcia nella neve da Sondrio-Bormio (e ritorno), piuttosto che garantire una digestione vigile durante una conferenza sulle cellule staminali è una certezza inconfutabile.

Al contrario, se nonostante l’ottima prova di cucina valtellinese offertaci dallo chef del Camperio, il torpore postprandiale non ha avuto ragione di nessuno di noi, la causa va sicuramente individuata, oltre che nell’interesse per il tema annunciato, soprattutto nella fluida esposizione del relatore.

Con un’invidiabile e consumata capacità di “tenere l’audience”, questa sera il nostro professore ci ha fatto sbirciare nella grotta di un Aladino tecnologico dove immensi tesori scientifici aspettano di essere ancora scoperti ma le cui tracce sono già ben evidenti; altre ricchezze sono invece già disponibili e rappresentano il mezzo di guarigione per tante malattie sino a poco tempo fa considerate senza speranza.

La serata ha avuto il suo prologo con il saluto del Presidente, il quale ha presentato coniugi e ospiti, fatto gli auguri per i genetliaci in scadenza e ricordato i prossimi impegni sociali; quindi, dopo la cena, la parola è passata a Gianpiero Sironi che ci ha presentato il prof. Cossu.

Da conferenziere navigato, il nostro ospite non si è lasciato minimamente intimidire dal maligno folletto del microfono che, come al solito, anche questa sera ha accompagnato con gracidii e vuoti d’audio le prime battute della presentazione.

Relegato in un angolo lo strumento disturbatore, con la semplicità propria di chi vanta una profonda esperienza e padronanza della materia, ci ha illustrato la storia e lo stato dell’arte cui è arrivata la ricerca sulle cellule staminali.

Una pacata critica all’eccessiva risonanza con la quale i media talvolta annunciano risultati, importanti, ma non sempre immediatamente utilizzabili a fini terapeutici è servita da introduzione al racconto iniziato alla fine dell’800 con gli studi eseguiti in questo campo da Bizzozzero; uno scienziato italiano che non ha la fama che meriterebbe e che, già allora, aveva fatto importanti scoperte sul comportamento delle cellule e della loro riproduzione.

Quindi, dopo una breve ma chiara illustrazione dei termini e dei principi che stanno alla base di questa branca della biologia, ci ha illustrato i numerosi successi della ricerca internazionale, ricordando tra l’altro, con il garbo e la sensibilità dello scienziato che ne è ben consapevole, gli immensi problemi etici che stanno sullo sfondo.

Tra i risultati maggiormente apprezzabili raggiunti negli ultimi decenni da studi americani, inglesi e giapponesi – con un pizzico d’orgoglio – Cossu ci ha poi giustamente rammentato il posto assolutamente rilevante che la scuola italiana si è saputa conquistare; la nostra leadership è, infatti, indiscutibile nella cura d’importanti malattie oculistiche e nei confronti della lotta alla distrofia muscolare.

Dobbiamo ringraziare il nostro ospite per averci dato la confortante consapevolezza che, in un periodo non particolarmente brillante per il mondo Pagina 5 di 9 intero e per l’Italia, tra crisi economiche e politiche, crolli di siti archeologici, alluvioni, rifiuti abbandonati e tagli di bilancio, ci sia una parte del nostro Paese che è motivo d’incondizionato orgoglio per tutti.

Ciò grazie a persone che – come Cossu - fanno ricerca di alta qualità, prefissandosi obiettivi ambiziosi che sanno perseguire con ostinata determinazione; e tutto questo nonostante mezzi limitati e le difficoltà che tutti possiamo immaginare.

Al proposito basti pensare che, in un campo così importante, con le possibilità che queste ricerche possono aprire nella cura di gravi patologie, non più del 60% dei fondi necessari proviene dalla comunità europea mentre, per la rilevante quota residua, si deve ricorrere a organizzazioni di charities.

Dopo la relazione, con le loro domande, Nicolosi, Sartorio e la signora Coluccia, hanno permesso di approfondire ulteriormente alcuni aspetti economici, medici e organizzativi.

A tarda (si fa per dire visti i consueti orari rotariani) ora, con il tocco della campana, Roberto dà l’arrivederci a tutti, non prima di aver ringraziato il nostro ospite al quale ha consegnato anche l’usuale attestato dei “sempre vivi”.

Marco Tincati