Cronaca della conviviale n. 22 del 7 marzo 2011

 

Tema: L’Aquila 6 aprile 2009, ore 3.32: Il terremoto ha sgretolato le case, ma non la voglia di ricominciare”

Relatore: dott. Giovanni Alfieri

 

Consumato un piatto di pizzoccheri, ammannatoci da un fattore che non ha certamente frequentato l’Accademia di Teglio, ove ci fu mentore e Virgilio il ns. Enzo Ravetta nel suo anno rotariano, il Presidente introduce il nuovo socio Emanuel Michel (per tutti Manuel) caricandolo di faldoni rotariani (la chiavetta USB con la storia del Club, l’annuario del Distretto, il phenion del Giardini e quanto altro). Questi, conscio del suo nuovo stato, ma opportunamente ammonito allo scopo, con un invidiabile accento francese prende solenne impegno di condurci a Lione, sua città natale  famosa per l’avita storia ed il firmamento di stelle Michelin datele “ad libidum” da Bocus (nightmare del ns. Gualtiero Marchesi). Terminata la lauta cena, al grido inespresso di “Libiamo, libiamo ne’ lieti calici brindiamo con gioia, che la bellezza infiora., decora, e la fuggevol ora s’inebrii,  diventa ubriaca a voluttà. nella voluttà!” (reminiscenza verdiana dello scrivente, ex libris) intonato da Pasquale e rinforzato dal Presidente si celebra il genetliaco di Renato Coluccia, che ci inonda di perlato spumante. Indi, il ns. novello socio Dott. Giovanni Alfieri (è “nato” da noi a Natale, per chi non lo ricordasse), neo-direttore della Sede di Milano della Banca d’Italia e qui giunto da analogo incarico in Aquila, essendone stato spettatore, inizia a parlarci del “Terremoto che ha ne ha sgretolato le case, ma non la voglia di ricominciare dei suoi abitanti”.  

Il panorama che ci presenta è triste, sconsolante. Per porgerlo in tutta la sua crudezza, le prime immagini ci mostra e colpiscono sono quelle dei due gioielli di Aquila, la Basilica di Collemaggio e la Chiesa delle Anime Sante, le cui ferite, seppur rimarginate, non potranno mai riportarle al loro secolare splendore. Esse mostrano gli ampi squarci provocati dal terremoto e le rovine di quanto di più storico e sacro la città abbia.  

Non molti sono quelli che conoscono Aquila e la sua storia. Voluta da Federico II il Normanno (“stupor Mundi”, che venne dal profondo Sud per esser vindice del nonno Federico Hoenstaufen il Barbarossa ed essere il martello della Lega Lombarda, da lui annientata) per divenire nella sua  visione la capitale di un regno ideale non realizzato, raggiunse il suo apice verso la fine del XIII secolo con la costruzione della Basilica di Collemaggio, che tiene le spoglie di Pietro da Morone, noto come Papa Celestino V (colui che“ per viltade fece il gran rifiuto”). Questi la fondò e costruì sulla base dei canoni templari (ed il loro denaro), vi vestì la tiara papale (che tenne solo quattro mesi, rinunciando subito al trono di Pietro) e vi istituì la Porta Santa con la (ormai ricorrente) Festa della Perdonanza del 28 e 29 agosto per il primo Giubileo della storia della Chiesa, assegnando “a gratis” l’indulgenza plenaria a chi la varcasse. Ricca di simboli esoterici di oscura comprensione per i non iniziati, il crollo del tetto della sua navata centrale non ha offeso (miracolo!) la cappella con le spoglie del Santo che, traslato in altra sede per permettere i lavori  di restauro, ha ripreso la primitiva collocazione al loro termine, nel corso della riapertura del tempio. La Cupola della Chiesa delle Anime Sante è poi il secondo scempio che ci viene mostrato. Crollata in larga parte, è stata ingabbiata con un’ardita operazione dei Vigili del Fuoco in una “struttura a ragno” per evitarne il  definitivo  crollo. La Chiesa è stata riaperta al pubblico dopo pochi mesi, grazie anche alla munificenza del Sarkozy, che visitò Aquila con la sua Carla nel G8 del dopo-terremoto. 

La terra ha tremato alle ore 3.32 del 6 Aprile 2009 ed ha causato un’ulteriore distruzione del centro storico di Aquila, dopo il terremoto del 1702. Il ns. relatore è stato un primo spettatore dello scempio, abitando proprio di fronte la Chiesa delle Anime Sante. Le immagini che ha mostrato ci hanno fatto compartecipare al dramma degli Aquilani, che hanno dovuto lasciare tutto nelle loro abitazioni distrutte o lesionate per essere ospitati nelle tendopoli predisposte dalla Protezione Civile. Da buon comandante, che quando la nave affonda è ultimo a lasciarla, ha presidiato e “difeso” all’estremo la sede della Banca d’Italia, danneggiata e non agibile. Ha, quindi, fortemente voluto accelerarne i tempi di ripristino per riaprire il servizio al pubblico, chiamando anche la presenza del Governatore per la cerimonia di ripartenza.  

Quello della sede della massima istituzione finanziaria è, comunque, un danno marginale, se paragonato a quanto avvenuto nel centro storico: la Prefettura distrutta, la Casa dello Studente ripiegata su se stessa con sotto le macerie otto studenti (ecatombe evitata soltanto grazie alla scarsa presenza di ospiti per il periodo pasquale), l’Hotel Duca degli Abruzzi semicrollato (ohiohi, ohiohi! Si tratta della locale sede di riunione del Rotary! Nulla, però, ci è stato detto su quella del Lyons …) sono soltanto alcuni flash di una tragedia che ha comportato lo sfollamento di 70.000 abitanti.  

La Banca d’Italia ha fatto del suo meglio per lenire le ferite degli abitanti. Al di là della ristrutturazione della sede, avvenuta in due anni, ha finanziato con 8 milioni € la costruzione di 100 alloggi, 50 dei quali temporaneamente assegnati ai propri dipendenti e che nel proseguo saranno tutti destinati a chi non ha più casa. Ha proceduto, quindi, al ripristino del quartiere Banca d’Italia (240 appartamenti nella “zona rossa”, costruiti nel 1940 per ospitare i propri dipendenti a seguito del trasloco della stamperia della Banca da Roma in una zona lontana dalle operazioni belliche, su volere di Mussolini). 

La rassegna delle immagini termina con la panoramica a pieno schermo dell’assegnone dell’Innerwheel, che ha raccolto 168.000 € per i terremotati e che si aggiungono a quanto fatto dal Rotary e dallo stesso Rotaract.  

Grande è stata la solidarietà nazionale ed internazionale e numerose sono state le elargizioni che si sono sommate ai fondi statali per la ricostruzione. A differenza di quanto avvenne in Sicilia con il terremoto del 1700 che distrusse la vecchia città di Noto ricostruita in altro luogo per ordine del Vicerè di Spagna, gli Aquilani non abbandoneranno la loro città e saranno solo in pochi a lasciarla. Circa 15.000 appartamenti saranno consegnati alla popolazione dalla Protezione Civile in aggiunta a 5.000 abitazioni provvisorie. “La casa è tana e chiesa” disse il Principe De Curtis (più noto come Totò) ed il desiderio delle confortanti mura domestiche ci attanaglia tutti visceralmente “al natio borgo selvaggio”. “Ecco perché - così conclude il relatore - l’Aquila tornerà a volare”. 

Aldo Nicolosi