Cronaca della conviviale n. 4 del 21 settembre 2009

Tema: Come trasformare un handicap di partenza in un vantaggio attraverso l’istruzione al St. Aloysius

Relatore: Father Leo D’Souza

 

Nella nuova sede di Via Giulini al civico numero 6,  angolo Via Camperio, in pieno centro, non lontano dal Duomo e dal Castello Sforzesco, anzi quasi a metà strada fra l’uno e l’altro, dove si trova il Manfredo Camperio Club,il buon Franco dà il via a questa seconda conviviale di settembre e del nuovo anno rotariano dando il benvenuto innanzitutto al relatore, Father Leo D’Souza, che arriva dall’India, e alla sua gentile accompagnatrice Silvana Rizzi, giornalista, che lo presenterà e ne tradurrà la relazione; salutando le care consorti presenti e porgendo gli auguri di buon compleanno ad Antony Gattoni, a Piero Ravetta, a Guido Cerrato, a … sé medesimo Franco Fraschini e ad Antonio Scialdone. “I primi tre sono della vergine e i secondi della bilancia” – sottolinea il Nostro quasi a sottolineare la differenza fra i due segni (che però in questo caso sembrano proprio essersi invertiti per certi versi  e, in parte, per le caratteristiche, pregi e virtù, viste le personalità dei personaggi, n.d.r.).

“L’iniziativa di questa serata – continua Franco – spetta ad Adalberto, che nelle ultime settimane del suo mandato aveva contattato Silvana, partecipante a suo tempo ad un RYLA organizzato proprio da lui e divenuta nel frattempo giornalista”. E dopo aver passato la parola ad Adalberto per una breve presentazione, la cede proprio a Silvana per introdurre il relatore della serata.

Simpatica, comunicativa, estroversa, entusiasta della sua professione, per la quale ha girato e gira il mondo in lungo e in largo, Silvana ci racconta prima della storia della sua famiglia e in particolare di un suo avo morto in India nel 1905 che, non seguendo la professione di famiglia (suo padre era notaio), coltivò la sua passione per l’arte e la pittura in particolare, affrescò un’intera chiesa in quel del Kerala, si fece missionario e riposa ora in quel paese che tanto amò e del suo incontro con Father Leo poi.

Father Leo, gesuita, nasce a Mangalore, una città nello Stato del Kerala, nella parte sudoccidentale dell’India, che si affaccia sul Mare Arabico davanti alle isole Laccadive, uno stato relativamente piccolo, con i suoi 40.000 kmq di superficie e i suoi 35 milioni di abitanti – racconta Silvana – ed una particolarità: una buona parte della sua popolazione è di religione cristiana.  Father Leo ha studiato al St Aloysius College, di Mangalore appunto, di cui, dopo aver frequentato l’Istituto Max Plank nella sua sede di Colonia in Germania, è divenuto successivamente preside e poi rettore”. Gli cede quindi la parola.

Magro, ascetico, l’eloquio lento, posato, semplice e diretto, privo di fronzoli, l’inglese chiaro e non strascicato, Father Leo presenta – con l’aiuto di numerose immagini – il  suo College, che conta oggi oltre 15.000 allievi, per lo più provenienti dalle classi più povere e bisognose, spesso presi dalla strada, dove correvano il rischio di perdersi, senza prospettive di lavoro. Al College trovano un’istruzione di tipo professionale, in grado di prepararli appunto a vari lavori: nel settore alimentare, in quello agricolo, in quello informatico, etc. La stragrande maggioranza di loro trova un posto di lavoro subito dopo aver terminato gli studi.

Ma il College St Aloysius è anche un centro di ricerca, in particolare sugli OGM, tanto criticati in Occidente e in ispecie in Europa, ma tanto apprezzati nei paesi del Secondo Mondo, perché consentono uno sviluppo dell’agricoltura prezioso per soddisfare appieno le loro esigenze in termini di nutrizione. E Father Leo ne descrive gli innumeri vantaggi e i modesti svantaggi. Anche sul piano della salute pubblica.

Al termine domande di Fraschini, D’Amico e Vafidis.

Attilio Bradamante