Cronaca della conviviale n. 30 del 21 giugno 2010

 

Tema: Dal colonialismo all’attuale tenore di vita in un paese ricco di risorse   naturali:  il Congo-Kinshasa

Relatore: dott. Sylvain Mukenge

 

La serata si apre con la presentazione da parte del Presidente dei relatori di oggi, Il Professor Mukenge con la consorte signora Danila e padre Clemente. L’argomento è di grande spessore e induce a profonde riflessioni su temi molto rotariani.

Dopo aver ricordato che oggi è san Luigi il Presidente fa gli auguri a Luisella, (scelta in rappresentanza di tutti i luigi) e quindi da il via alla cena; a forchette già impugnate comunica poi ai convitati l’osservazione fatta al tavolo presidenziale da Coluccia il quale, riferendosi ad altra illustre mensa, ricorda come anche in questo caso si tratti di “un’ultima cena” di un Consiglio in carica, Il prossimo lunedì ci sarà infatti il passaggio di consegne ai nuovi governanti del nostro club.

Al tempo del caffè, un momento di bagarre tecnologica prontamente risolta dal team formato da Tito Zavanella, dallo stesso prof. Mukenge e dai nostri solerti maitre e concierge del Camperio i quali, dopo una breve colluttazione con la strumentazione audiovisiva, hanno saldamente collegato schermo, microfono, computer ai relativi supporti. Certo i bei tempi di quando c’era da convincere un solo un recalcitrante altoparlante a smettere di gracchiare sono definitivamente passati ma la tecnologia – si sa - impone dei cambiamenti ai quali è impossibile opporsi.

Ma veniamo alla relazione. In questi giorni il continente africano assurge all’onere delle cronache per i mondiali di calcio e, giustamente, ci viene mostrata un Africa che, pur nelle grandi difficoltà che ancora la affliggono, cerca di avviarsi verso un certo sviluppo sociale ed economico.

Il prof. Mukenge ci racconta però di un paese -il suo Congo per l’appunto - assolutamente abbandonato a se stesso, il quale è ben lontano dalla speranza di salire sul treno di un qualsiasi progresso, per quanto incerto e difficoltoso questo possa apparire.

Causa storica di questa tragica situazione è stata, secondo il nostro relatore, la mancanza di principi etici comuni e riconosciuti che, nel corso degli anni, abbiano potuto rappresentare una guida per l’individuazione di obiettivi di progresso comune.

Le radici cristiane dell’Europa e i principi della rivoluzione francese hanno infatti rappresentato per i paesi occidentali un riferimento etico molto forte. E’ sulla base di questi principi che è stato possibile costruire uno sviluppo sociale unico, forse non perfetto, ma sicuramente il più rilevante  della storia dell’umanità. 

Ciò che sconcerta di più è la consapevolezza che il Congo si trova in una situazione di totale povertà, mancanza di infrastrutture e grande corruzione pur essendo estremamente ricco in minerali e risorse naturali.

E’ quindi passato dalla padella del colonialismo alla brace di una finta indipendenza, dove i governanti millantano una rappresentatività democratica per nascondere i loro traffici personali e i collegamenti con una ben poco etica finanza internazionale.

Il quadro storico è sfociato nell’attuale situazione di degrado sociale e di povertà diffusa alla quale – nonostante tutto – cercano di opporsi alcuni nuclei di popolazione; questi gruppi, assistiti e organizzati dalla Chiesa cattolica locale, cercano di costruire delle micro realtà di lavoro che riescano ad autofinanziarsi e distribuire un minimo di reddito.

Portavoce di questo progetto è  Padre Clemente, anch’egli congolese,  che è stato mandato in Italia a seguire studi di medicina ma che mantiene solidi legami con la realtà del suo paese e nel quale vuole ritornare appena possibile.

Molte volte abbiamo visto e sentito di realtà difficili dei paesi in via di sviluppo, che sono purtroppo comuni a tante situazioni del terzo mondo.

Ascoltarle dalla diretta voce di chi è nato e vissuto in queste condizioni e cerca di portare aiuto e speranza a tanti esseri umani è comunque un’importante occasione di riflessione che deve essere valorizzata.

Alcune domande di Giussani e Sironi hanno poi ulteriormente focalizzato questa realtà, lasciandoci con la convinzione che la consapevolezza è il punto di partenza imprescindibile per avviare qualsiasi azione di aiuto e che, per aiutare l’Africa, di azioni bisogna ancora avviarne veramente tante.

Marco Tincati