Cronaca della conviviale n. 6 del 5 ottobre 2009

Tema: Depressione come normale malattia

Relatrice: Prof. Claudio Mencacci

 

Depressione, meglio parlarne.

Quando la sala è  occupata da tavoli che rendono addirittura sovraffollato il Camperio dei Giardini,

quando le presenze non sono rappresentate da scolaresche in visita alle vicine rovine romane  ma da soci, è il momento di applaudire il Presidente Franco Fraschini e Pasquale che hanno organizzato l’invito al Prof.  Claudio Mencacci per parlare di depressione.

Tema forte, che vede il 10 % della popolazione soffrire di questa malattia,  riconosciuta come tale e non più colpa peccaminosa, da tenere nascosta. Malattia dilagante che cresce con forte diffusione in tutto il mondo civile ( del mondo incivile so molto poco ).

Questa mi sembra essere la   più recente grande vittoria della scienza,  che consente di dare dignità ad un dolore che sino a pochissimo tempo fa veniva considerato una colpa  morale, una punizione cercata.

Abbiamo ottenuto questi risultati anche grazie a Papa Giovanni Paolo II che nel 2004  ha invitato ad affrontare la depressione come malattia e non come una condanna di  immoralità.

Come nasce? La risposta sembra semplicissima: il cervello perde la capacità di adattamento, si irrigidisce.  Le donne ne sono colpite più degli uomini.

Questo deve farci pensare perché è indubbio che  sussista  ancora una pressione violenta sulle donne, sia nelle loro attività sociali che come madri. Siamo ancora lontani dalla parità e chiediamo alle nostre donne un impegno almeno tre volte superiore al nostro (dato scientifico citato dal Prof. Mencacci ).

Posso concludere che vista questa selezione pesantissima, ad oggi, solo le donne eccellenti emergono. Avremo raggiunto la parità  solo quando anche le donne stupide governeranno.

Caratteristica tipica del depresso è di non chiedere aiuto, mentre l’ansioso lo richiede.

Come facciamo a proteggerci: il sonno e le condizioni fisiche, la compagnia, la luce sono alcune delle strade da seguire e certamente  contribuisce l’alimentazione, il modo di viaggiare, l’ambiente in cui vivere e tutto quanto richiede di adattare il nostro cervello alle nuove tecnologie.

Alla domanda se possiamo permettere l’uso del computer ai nostri figli viene risposto che dipende dalla loro valutazione scolastica: se vanno bene a scuola  lo possono usare. In caso contrario anche questo strumento è pericoloso. Il loro cervello non accetterebbe l’elasticità richiesta dal computer. Lo dimostra l’esperienza giapponese che vede giovani non uscire di casa ma chattare dallo schermo

Con la depressione si raggiunge una perdita di interesse,  di attenzione, concentrazione e memoria con desiderio di non fare scelte e rimandare sempre tutto. Fortunatamente  il cervello supportato dai giusti medicinali e da una corretta assistenza  può nuovamente rigenerarsi con il  70%  di guarigione oggi raggiunta.

In America, i venditori di psicoanalisi sono falliti, non perché si siano ridotti i clienti ma perché proponevano un servizio costosissimo che ora può essere rimpiazzato con  una cura di farmaci che raggiungono lo stresso risultato a costi e tempi ridotti e senza assuefazioni.

Abbiamo anche scoperto che l’aspirina, tra le altre proprietà sembra giovare anche in questa malattia che alcune ricerche fanno derivare da uno stato infiammatorio.

Le domande successive, oltre 8, confermano sia la capacità di comunicazione del professore che l’interesse che noi nutriamo per questo problema che tutti conosciamo.

Direi che, più che di una serata rotariana abbiamo partecipato ad una  terapia di gruppo  che avremmo tutti il piacere di ripetere.

Leggendo i quotidiani , grazie alla serata, ho anche capito perché le banche non trovano clienti a cui concedere fidi: la diffusione della malattia depressiva non permette ai malati di chiedere finanziamenti.    Occorrerà installare nelle banche dei distributori di aspirina per facilitare il credito.

Marco Signorelli