Cronaca della conviviale del 19 maggio 2008

 

Tema: "L’Associazione Francesco Vozza: per sentirsi meno soli in ospedale"

Relatore: Prof. Dott. Riccardo Vozza

 

 

Ritrovarsi ogni settimana per rinsaldare la nostra amicizia, è bene. Ritrovarsi per arricchirci intellettualmente è meglio. Ritrovarsi per parlare di solidarietà umana è missione del Rotary. I nostri incontri del lunedì stanno creando una perfetta sintesi tra sodalizio amicale, cultura e missione. Dopo la riflessiva serata sull’operazione Sorriso in Bangladesh, lunedì 19 maggio siamo tornati a un Sorriso milanese. Quel sorriso che viene donato ai malati dall’Associazione Francesco Vozza.

Ventiquattro anni or sono, un adolescente di nome Francesco veniva strappato alla sua giovinezza da una sorte crudele. Il padre aveva davanti due strade: quella del dolore implodente, che si consuma all’interno dell’anima e produce solo altro dolore e interrogativi senza risposta; e quella del dolore che suggerisce una risposta capace di sublimare in una missione il rimpianto, di sfidare la morte trasformando una persona scomparsa in un nuovo filone di vita, in una bandiera d’amore, in un testimone ideale che rivive in tanti altri uomini e donne di buona volontà.

Riccardo Vozza, pilota, medico di fama internazionale, archeologo, filantropo, è quel padre. E viene a parlarci della “Associazione pro ammalati  Francesco Vozza”, onlus che opera tra l’ospedale Fatebenefratelli, Oftalmico e Maternità Macedonio Melloni.

Una “azienda del sorriso”, in cui il profitto individuale è solo la certezza di un dovere compiuto. Un sorriso e una mano tesa a chi più ne ha bisogno. E nessuno ne ha bisogno come un malato, specie se malato e solo. Questa la lezione di umanità che ci ha trasmesso, durante la conviviale, Riccardo Vozza. “Che nessuno resti solo!” è il motto della sua Associazione, di una icasticità quasi epica.

L’Associazione Francesco Vozza, spiega il professor Riccardo, conta oltre 250 volontari “veri” (ci sono tra loro persino un direttore di banca e un prestigioso manager che nei momenti più impensabili della loro giornata  si trasformano in conducenti di auto per trasportare in e da ospedali e ambulatori malati indigenti o di cui è particolarmente difficile il trasporto). I volontari dell’Associazione (36 mila ore di lavoro disinteressato all’anno) assistono il malato in ospedale, sbrigano le sue pratiche amministrative e solitarie; e lo assistono anche dopo la guarigione o nelle ulteriori cure, fornendogli, se necessario, abiti, assistenza economica, assistenza domiciliare, protesi, carrozzine: sempre che i benefattori non facciano mancare le loro donazioni (A proposito, “…che nessun dorma!”. Il Giardini ha già predisposto il suo aiuto, ma gli aiuti individuali non fanno mai male).

Anche perché l’opera dell’Associazione, permettetemi chiamarla  “l’associazione di Francesco”, si espande e ora si è tinta di rosa, con amore, da quando la nostra Maria Bianca Ranzi ne ha consentito l’estensione ai bambini e alle mamme della Maternità Mangiagalli.

Un’annotazione acuta di Vozza completa questo quadro di milanesità umanitaria e riguarda quella che egli individua come una mutazione quasi antropologica dei volontari di oggi, che hanno saputo trasformare la “carità” in una  “solidarietà” sinergica tra chi dà e chi riceve, in una “comunicazione” alla pari tra bisogno e servizio.

Vozza posa i suoi occhi penetranti su ciascuno di noi, parla nel suo splendido italiano e traduce di tanto in tanto in ottimo inglese per Sandra Von Der Nerwe, Karien Du Toit, Cathi Draper e Lisel Shepherd, le giovani professioniste sudamericane ospiti dell’Italia nel quadro degli scambi internazionali rotariani.

 

Nicola D’Amico