Cronaca della conviviale n. 24 del 27 febbraio 2006

 

Tema: Le stagioni non sono più quelle?

Relatore: Col. Mario Giuliacci

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Ufficiale e meteorologo. Meteorologo e scrittore. Scrittore ed economista. Economista e  sociopolitico. Uno, dieci, cento colonnelli Mario Giuliacci, la sera del 27 febbraio al Rotary Giardini, in una conferenza generosa di dati e di interrogativi, di previsioni catastrofiche e di prospettive luminose. Tecnologie permettendo. Sul tema “Le stagioni non sono più quelle?”, che si trasforma, slides facendo, in “Provvediamo presto o finiremo arrostiti”. Il problema è quello del surriscaldamento della Terra e delle sue conseguenze.

La Terra ha subìto nei suoi non pochi miliardi di anni una serie costante di raffreddamenti e di riscaldamenti. E ogni volta, quando la natura ha esagerato, sono stati guai. Ma non c’è dietro nessun mistero. Semplicemente, le glaciazioni si verificano quando si combinano la massima distanza, la peggiore inclinazione e la più sfavorevole obliquità della Terra -  nella sua orbita ellittica -  nei confronti del Sole. E il contrario avviene per i surriscaldamenti. In questo caso i mari si caricano di calore, che si trasforma in energia e da qui cataclismi di minori o maggiori proporzioni. E’ la natura, bellezza!, avrebbe detto Humphrey  Bogart. Dov’è il problema?

Il problema sta nel fatto che mentre nei millenni trascorsi i surriscaldamenti registrati si verificavano a intervalli contati su decine di migliaia di anni, tanto che per passare dai 13 gradi centigradi medi  di riscaldamento terrestre ai 15 (due soli punti) sono occorsi 20/40 mila anni  (qui soccorre la paleoclimatologia), un fenomeno pressoché eguale, se non più vistoso, si è creato, nei tempi presenti, in soli 50 anni. Il 2005 è stato l’anno più caldo a livello medio mondiale degli ultimi 1000 anni.  Piove di meno. In estate i mari si surriscaldano e in autunno, trasformati in cannoni energetici, sparano cicloni, tifoni, chiamateli come volete. Vi è meno nebbia (credevamo che fosse un bene). Dal 1952 al 1988 (36 anni) si sono registrate 7 estati surriscaldate, ma dal 1995 al 2005 (10 anni) se ne sono registrate 4.

Eccolo, il problema. E’ la rapidità di frequenza del  fenomeno che deve farci pensare, non il fenomeno in sé. Allora, considerato che se la natura non ha  molta fantasia, ma è al contrario abbastanza abitudinaria, per cui non è imputabile, con chi dobbiamo prendercela? Con l’homo petrolificus,  che scarica nell’atmosfera milioni di tonnellate di anidride carbonica al giorno, causando la quarta dimensione (dopo vicinanza, oscillazione e obliquità della Terra verso il Sole) dell’effetto graticola. Ma l’homo politicus ha già provveduto, direte voi (ci apostrofa Giuliacci, cattivo). Come? Con il protocollo di Kyoto, che quegli americanacci cattivi non hanno voluto firmare. Ma per carità!  Quel poco che risparmieremo di melma in cielo sarà travolto dalla scarica di veleno che tre miliardi di  cinesi si apprestano a regalare al pianeta. E le energie alternative? Buone, se rinunzieremo al 77 per cento dell’energia che ci serve. Allora?

Allora dobbiamo guardarci in faccia, anzi nel motore della nostra automobile. Andiamo a piedi? No, ma facciamo sapere ai nostri governi che occorre predisporre le risorse per mandare avanti quella tecnologia che ci consentirà di sfruttare l’energia pulita, nata dalla fusione anziché dalla fissione e fondata... sull’acqua, fatta di protio e tritio, parenti di H, dell’idrogeno.

Tanto, il petrolio prima o poi finirà (e finiranno... anche i vari Bin Laden, se Dio vuole, aggiungiamo noi).

L’umbro doc colonnello Giuliacci scherza con il proprio tic che, insieme alla sua scienza e umanità lo ha reso famoso, ci congeda in simpatia e serenità, in una sala addobbata con festoni che ci ricordano il carnevale perpetuo di una società che non vuole quaresime e un club Giardini che si è regalato un superbuffet galattico. E il presidente Sironi constata che si sta sciorinando nelle nostre serate una vera Trilogia della Fisica: dai ghiacciai siamo passati alla meteorologia e l’appuntamento è ora al 6 marzo, quando il professor Ennio Macchi ci parlerà di prospettive a breve e a lungo termine per la generazione di energia in Italia.

E’ il Rotary, bellezza!

Nicola D’Amico